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Buddha positivity: miti da sfatare

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Egyptian Disco” – DJ Disse

In questo secolo, l’unico a cui è concesso mostrare la pancia senza rischiare di essere ricoperto da una tremenda shitstorm è Buddha. – o quello che crediamo essere Buddha -.

Perché è al suo stato di tranquillità totale che si mira: essere in grado di portare il sorriso tipico di chi ha capito tutto nella vita anche quando ti rubano il portafogli in metro, ecco cosa vogliamo.

Però, come spesso accade per i fenomeni che arrivano da lontano, di lui ne sappiamo davvero poco. Perché Buddha non era pelato, né grasso, né tantomeno così felice come crediamo.

Il San Francesco indiano

A dirla tutta, neanche si chiamava Buddha.

Il suo nome era principe Siddharta Gautama e aveva un castello nel nord dell’India. Un  bel giorno di 2500 anni fa, decise di abbandonare ogni ricchezza per andare a meditare lontano.

Sempre perché siamo molto poco informati, quando noi pensiamo alla meditazione, ci viene in mente un tappetino da yoga su cui sedersi a gambe incrociate e un’ ora di seduta in cui si dice soltanto “aum”.

Questo è un tipo di meditazione, ma molte delle altre tipologie richiedono sforzi fisici sovraumani.

C’è chi si allena, chi cammina e chi digiuna per giorni con l’intento di raggiungere l’illuminazione. Siddharta decise di digiunare per 6 anni.

“Il mio corpo raggiunse uno stato di estrema magrezza; gambe e braccia divennero come canne vecchie e appassite a causa del troppo poco cibo.”  – Buddha

Perciò, Buddha è un appellativo che ha assunto solo in un secondo momento, perché il significato di questa parola è “colui che ha raggiunto l’illuminazione”.

Budai non è Buddha

Buddha

E infatti, esistono due rappresentazioni diverse del Buddha: la prima, nel pieno stato di meditazionenel momento in cui era magrissimo, come viene ritratto in alcune statue ritrovate in Afghanistan – e la seconda quando è diventato “illuminato” ed è rinato a nuova vita.

Ma in nessuna di queste due appare come la statuetta della foto che vedete sopra. È, invece, sempre seduto, con le mani congiunte e i lobi allungati, i capelli ricci che si dice fossero biondi.

Questo avviene per un semplice motivo: l’omino felice e panciuto qui su non è Siddharta Gautama. Infatti, si chiama Budai in cinese, Podae in coreano, Hotei in giapponese e Phra Sangkrachai in thailandese e appartiene ad un’altra leggenda.

Era un monaco chan cinese vissuto nel IX secolo, chiamato così proprio per la bisaccia che tiene sulla spalla. – Budai significa “bisaccia di pezza”. Dentro questa sacca c’era la qualunque: piante di riso, dolci, più tantissime altre cose con cui nutriva i poveri. – una specie di Mary Poppins e Robin Hood messi insieme -.

Da sfoggiare

Budai è, originariamente, una figura importante del buddhismo cinese, ma fu poi  assorbita da taoismo e shintoismo. – motivo per cui ho trascritto le traduzioni del suo nome in tutte queste lingue-.

Quindi, il Buddha storico, Siddharta, non ha una pancia da sfoggiare; ed è un male. La pancia, nella tradizione cinese, è il luogo dove risiede l’anima. Per il taoismo è, invece, simbolo di gioia e realizzazione.

Tutto ciò dimostra come gli occidentali abbiano capito molto poco di Buddha… e della vita.

Scritto da: Alice – 4D