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Fronteretro: la pipa di Doyle

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Panic, Shear Bloody Panic” – Hans Zimmer

Una fermata della District Line di Londra si chiama “Baker Street”. 

Ogni giorno, al 221B di Baker Street, arrivano moltissime lettere con strane richieste di aiuto e, qualcuno, risponde a tutte con della carta intestata.

E viene da chiedersi se il fantasma di Sherlock Holmes non sia ancora lì, in casa, ad investigare, perché il detective più famoso del mondo potrebbe essere esistito davvero fuori le pagine di Sir. Arthur Conan Doyle.

Complottisti

 Vi dirò di più: qualcuno crede che Conan Doyle fosse lo pseudonimo usato dal Dr. Watson, narratore dei libri, per parlare dei suoi casi risolti di recente.

In pratica: Watson sarebbe stato il genio intuitivo nella vita reale, Sherlock lo pseudonimo usato ai fini del romanzo e Doyle un altro pseudonimo per vendere i libri in incognito; di conseguenza, non solo i casi sarebbero veri, ma anche il detective.

C’è un’intera fazione di “Sherlockiani” a portare avanti il complotto, spesso sostenuto da ricerche di appassionati e scienziati, pronti a ricostruire ogni caso nei minimi dettagli.

“Il tocco dell’artista: sapere quando fermarsi.”
-Sherlock Holmes, “L’avventura del costruttore di Norwood”

Vero nel falso

Di certo, alcuni fan non posso essere chiamati artisti: Arthur Conan Doyle non solo è esistito, ma era anche molto dispiaciuto di essere ricordato esclusivamente per Sherlock.  

Non riconoscergli neanche la nascita sarebbe pura cattiveria.

Ma, dopotutto, c’è del vero nell’assurdità del doppio pseudonimo.

Doyle conosceva, infatti, un uomo molto particolare, nonché suo vecchio insegnante, di nome Joe Bell

“Ho pensato al mio vecchio insegnante Joe Bell, alla sua faccia aquilina, ai suoi modi curiosi, ai suoi trucchetti per scoprire i dettagli.”
-Sir. Arthur Conan Doyle

Bell era tutto d’un pezzo, un medico che non sbagliava mai diagnosi grazie ad un metodo semplice:

“Accurato e veloce riconoscimento delle piccole cose che differenziano la condizione del paziente dallo stato di salute.”
-Joseph Bell

Guarda caso, proprio il metodo di Sherlock: riconoscimento delle piccole cose che non quadrano. E a quanto pare, Doyle ha assistito a più di un episodio che ha dato vita al suo amatissimo personaggio.

Dov’è la pipa?

Per esempio, una volta è successo questo: una ragazza arrivò a lezione e Bell le chiese, prima ancora di dire buongiorno, dove avesse deposto la sua pipa di argilla.

La ragazza si girò, con l’espressione terrorizzata di chi è convinto di essere stato seguito fino a quel momento: come fa a saperlo? 

Beh, signorina vede: lei ha una piccola ulcera sul labbro inferiore e un’ancora più piccola bruciatura sulla guancia. Sono segni di chi ha appena fumato una pipa e, tra un tiro e l’altro, l’ha tenuta vicino alla guancia.

Scena tipica da Sherlock – seguita da altrettanto stupore tipico di chi assiste-. 

Sherlock non sarà esistito, ma resta comunque il fatto che qualcuno, al 221B, risponde alle lettere. Magari è solo un altro fantasma.

Scritto da: Alice 5D