lorem ipsum blabla bla

Climate change: un futuro da inferno

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Del Verde” – Calcutta

Goditi quest’estate, perché sarà la più fresca dei prossimi dieci anni.

Non è il YCB a dirlo, sono i dati emersi dagli studi dell’IPCC!

Il caldo estremo è in crescita in ogni continente e questo sta provocando danni irreversibili al nostro pianeta, che comunica il suo malessere catastroficamente: siccità, inondazioni, tempeste, incendi etc.

Il cambiamento climatico, è un tema di cui spesso sentiamo parlare, e che, a noi della GenZ e i Millennials, coinvolge in prima persona. Siamo chiamati in prima linea a far fronte ad una questione che si sta evolvendo tempestivamente, e al quale con il tempo sarà sempre più difficile trovare delle soluzioni adeguate.

Ad un problema radicale, serve un cambiamento radicale!

Trattandosi di un fenomeno dilagante – pieno di collegamenti e fattori minori – è difficile analizzarlo interamente in solo un articolo. Per questa ragione, oggi ci concentreremo su un aspetto in particolare: la sovrappopolazione, è davvero un problema?

Falsi miti

Cosa vi viene in mente quando parliamo di cambiamento climatico?

Qualcuno potrebbe sostenere che la crescita della popolazione mondiale è uno dei problemi principali.

Se crescessimo ancora di più, ci ritroveremo senza acqua e cibo per tutti. Agiamo in fretta!”

Suona come l’inizio di un film post-apocalittico, in cui in una delle scene, un contadino malnutrito lotta contro un topo per un pezzo di pane.

Per fortuna non è un oracolo, ma solo il post di Zio Giuseppe su Facebook, nulla di cui preoccuparsi!

Mi spiace smentire la sua convinzione, ma come testimonia The Lancet (2020), non siamo destinati a crescere a dismisura, anzi!

Dopo aver raggiunto un picco, le statistiche sono destinate a rallentare.

Poveri e ricchi

Si tende ad attribuire la colpa del climate change all’alto numero di nascite nei paesi poveri, piuttosto che all’eccessivo consumo delle risorse non rinnovabili dei paesi più ricchi.

Seppur siano meno popolosi, infatti, non vuol dire che emettano meno emissioni!

Ogni persona ha un diverso impatto sul pianeta, a seconda della cultura e delle abitudini.

Infatti, osservando i dati offerti dal Climate Watch, Cait (2019), un individuo in Madagascar, emette 1,49 tCO2e rispetto ad un altro negli USA che emette 17,58 tCO2e.

Piuttosto che preoccuparsi di quante persone ci sono sul pianeta, dovremmo piuttosto prestare attenzione al loro stile di vita e rivalutare il nostro sistema produttivo!

Il mito della crescita incontrollata della popolazione non è solo sbagliato, ma distoglie anche l’attenzione da un problema ben più grande: la nostra economia.

Disuguaglianze, consumismo e mancate politiche ambientali concrete da parte degli stati che inquinano maggiormente, sono il problema al vertice.

Come testimoniano i grafici offerti dall’ISPI, i settori che favoriscono l’inquinamento, sono quelli che riguardano l’energia, i processi industriali, lo smaltimento dei rifiuti, l’agricoltura e gli allevamenti intensivi.

Non c’è alcuna traccia della sovrappopolazione!

Anche perché la nostra è una generazione che non fa sesso…

Mancate promesse

Analizzando le statistiche, noteremo tristemente che solo otto paesi su sessantacinque, fanno il loro dovere; ciò indica che i propositi del COP26 non sono stati rispettati!

Il Sesto rapporto di valutazione dell’IPCC (AR6), parla chiaro: tanti effetti del climate saranno irreversibili per secoli, se non per millenni.

I ghiacciai impiegheranno lungo tempo per riformarsi, gli oceani si acidificheranno e l’innalzamento del livello dei mari degenererà.

Indossate i costumi e preparate i ventagli, perché se non agiamo subito, avremmo a che fare con un futuro da inferno!

Scritto da: Laura 5D