La vita segreta delle piante
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Senza fine” – Gino Paoli
Gli uomini e le piante dominano la Terra, ma in modo diverso.
Analizzando lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, siamo giunti alla conclusione che, seppur le aree verdi ricoprano l’83% della superficie terrestre, è l’uomo, con il suo insignificante 5%, ad avere nelle mani il futuro del nostro pianeta.
L’agricoltura, gli allevamenti intensivi e le attività industriali, sono solo alcune delle cause che hanno portato alla distruzione di interi ecosistemi, con effetto il cambiamento climatico.
Insomma, noi Homini Sapiens, ci siamo evoluti, ma verso sbagliato .
Secondo lo scienziato Stefano Mancuso, dirigente del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV), sono le piante l’unica soluzione a questo disastro ambientale.
Le armi verdi sono la chiave per la nostra salvezza, dunque dovremmo imparare non solo a coltivarle e preservarle, ma anche a conoscerle meglio!
Le piante
Il primo sbaglio, è applicare le nostre conoscenze dell’uomo sulle piante, che invece hanno ben altro funzionamento!
La prima caratteristica, che rende abissale la differenza tra mondo animale e mondo vegetale, è il movimento.
Su questo punto, Mancuso preme molto nell’intervista con Altreconomia, sottolineandone il ruolo decisivo nell’evoluzione.
Noi animali siamo semplici. In natura, in vista di un problema, reagiamo per la via più facile: fuggire via. Non siamo sensibili perché, anche se ci accorgessimo in ritardo di un pericolo in agguato, avremmo pur sempre la possibilità di spostarci.
Le piante, come potrete ben intuire, non hanno gambe per correre e nel corso dei secoli hanno sviluppato alternative per salvaguardarsi dai predatori.
Infatti sono in grado di percepire i cambiamenti ancor prima che accadano, grazie ai loro sensi sviluppati.
Potremmo considerarle come delle supereroine senza mantello – né corpo… – capaci di captare i campi magnetici, elettrici, gli elementi chimici e la luce.
Attenzione però, è scorretto pensare che facciano miracoli!
Sentendo le minime variazioni, possono fare delle previsioni sugli eventi futuri.
Pensavi sapessero leggere i tarocchi?
L’unione fa la forza
Un altro sbaglio frequente, è quello di parlare di piante al singolare.
Noi uomini siamo abituati a percepirsi come singoli individui che, anche in assenza dei propri simili, sono comunque in grado di cavarsela.
Certo, poi diventi tipo uno di quei simpatici signori di Stazione Trastevere con problemi dissociativi. Ma in fin dei conti sei pur sempre in vita, no?
Il mondo vegetale si basa sulla collettività.
“Una colonia si comporta come un super organismo: una formica da sola è stupidissima, ma quando stanno tutte insieme fanno cose eccezionali.”
– Stefano Mancuso
Le piante comunicano tra di loro attraverso una lingua composta da un vocabolario chimico.
Molecole diverse, trasportano messaggi diversi.
Chissà se hanno una molecola per dirsi “ti voglio bene”!
La terza mente
Vi siete mai chiesti come facciano a “pensare” le piante, dato che non hanno un cervello?
Dopo la risposta, penserete anche voi che noi uomini siamo delle caricature storte, dei pupazzetti usciti male dalla fabbrica di Madre Natura.
Sostanzialmente, gli animali sono un’aggregazione di organi, che ricevono e inviano informazioni sotto forma di impulsi nervosi alla grande scatola, il cervello.
Ognuno di questi aggeggi ha delle funzioni specifiche in risposta a delle esigenze specifiche: i polmoni per respirare, gli occhi per vedere, il naso per odorare etc…
“Le piante non possono permettersi di avere organi, perché sono punti deboli: gli animali, prendendole, le ucciderebbero.”
– Stefano Mancuso
Per questo motivo, hanno sviluppato un’intelligenza diffusa.
Ogni cellula vegetale è un organo di senso sofisticato e completo, che gli permette di percepire le pressioni, il gradiente chimico ed elettrico, il tocco e tutto il resto.
Ogni unità può inviare segnali alle altre, e dunque comunicare.
Il futuro è green
Data questa enorme sensibilità nel captare i mutamenti e, dunque, di adattarsi a loro, un ruolo fondamentale nel mondo vegetale è dato all’epigenetica.
Una piantina che nasce in un ambiente molto caldo – tanto per rimanere in tema surriscaldamento globale -,imparerá come resistere ad alte temperature, lasciando le sue conoscenze alla generazione futura.
Per questo le piante – entro certi limiti, ovviamente – saranno in grado di generare figli sempre più adatti a resistere a quell’ambiente.
Questa capacità l’uomo se la può solo sognare.
Sembra che appena facciamo un passo avanti, qualcuno tiri la retromarcia di qualche secolo.
Non è vita senza foglie
Un aspetto su cui Mancuso si sofferma spesso è relativo al momento storico che stiamo affrontando.
Ci stiamo mangiando il pianeta.
La nostra esistenza è basata sul consumismo – fratello stretto del capitalismo -, che ,di per sé, è l’esatto opposto di produzione. Assorbiamo, distruggiamo e distorciamo tutto ciò che ci capita a tiro, senza restituire nulla alla Terra.
Le piante, invece, funzionano al contrario.
Sono loro a garantire la sopravvivenza della maggior parte degli altri esseri viventi, producendo ossigeno, prestandosi da cibo e – nel nostro caso – componendo il 90% dei tessuti con cui ci copriamo.
Siamo dipendenti da loro, eppure le trascuriamo e le calpestiamo senza aver la benché minima percezione dell’enorme importanza che hanno per il nostro pianeta.
Considerando 100 scienziati, i ricercatori che si interessano a questo campo saranno uno.
“È come se nel team della Ferrari non ci fossero i meccanici che lavorano al motore.”
– Stefano Mancuso
Se adottaste un cane – dunque decideste di prendervi cura di lui –, vi farebbe piacere se si mettesse a rosicchiare i mobili, mangiare tutto il cibo nella dispensa e consumare tutta l’acqua calda e il gas?
Credo proprio di no.
E allora perché questa dinamica va avanti?
Imparare ad amare il nostro pianeta non è uno step facile, ma iniziare ad interessarsene e studiarlo, potrebbe essere un buon punto di partenza.
Scritto da: Laura 5D