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Jago, lo scalpello della rivoluzione

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Claire de Lune” – Claude Debussy

L’arte contemporanea fa arricciare il naso a molta gente. I più ingenui, di fronte ad una banana incollata alla parete con del nastro adesivo, esordiscono con: “Lo potevo fare pure io”, con annessa espressione disgustata di chi se ne intende di arte.

É vero, l’arte del nostro secolo è piuttosto contorta e spesso sfugge il suo significato. Forse perché pensiamo che per apprezzare bisogna sapere dove guardare, e nessuno ci insegna davvero come godere di questo nuovo modo di esprimersi; fatto di forme irregolari, immagini no-sense e oggetti ammassati.

Che fatica scervellarsi davanti a una tela con un taglio!

Per ora chiudiamo in un armadio gli artisti underground e fuori dalle righe, e buttiamoci su qualcosa di più familiare.

In mezzo a tanto caos artistico c’è qualcuno che della sua semplicità ne ha fatto un punto di forza. Lo stesso artista che ha spedito la prima opera d’arte nello spazio e che ha letteralmente bucato delle rocce. Parliamo del ragazzo che si è caricato sulle spalle la nomea di Michelangelo moderno.

Caspita che responsabilità… ma sarà vero?

Quale modo migliore per scoprirlo se non vederlo di persona?

Saliamo sui mezzi (rigorosamente in ritardo perché altrimenti non sarebbe Roma) e arriviamo davanti Piazza Venezia dove – a pochi passi – c’è la mostra di Jago.

La Pelle Dentro

Prendiamo il biglietto e indossiamo le scarpe da trekking, perché per arrivare alla mostra bisogna percorrere una lunga rampa di scale.

 Con questo caldo potrebbe rivelarsi una combo micidiale, quindi preparatevi psicologicamente.

Sudati ma entusiasti, vendiamo accolti da un’insegna gigante con scritto “Jago”. Ok, è il posto giusto…

La prima opera esposta è una mano grande quanto la zampa di un T-Rex, messa lì, nel bel mezzo della sala.

A paragone la mia sembrava la caricatura storta e approssimativa della scultura

Com’è possibile che sembri più reale dell’originale?

Man mano che prenderemo confidenza con Jago ci accorgeremo di quanto sia importante per lui il realismo della pelle, piena di increspature e pieghe. 

Apparato Circolatorio

Ti sei mai chiesto come batte un cuore di ceramica?

A quanto pare Jago se l’è domandato. 

Il risultato è “Apparato Circolatorio”, una sequenza di trenta sculture in ceramica che ricreano il movimento di un cuore nel corso di un solo battito. Il tutto accompagnato dal sottofondo di un cuore pulsante.

Habemus Hominem

Ammetto di essermi un po’ agitata quando mi sono ritrovata di fronte quest’opera: il faccione di Papa Benedetto XVI illuminato dall’alto da una luce fioca, beh… fa il suo effetto.

La cura per i dettagli, le pieghe della pelle e lo sguardo penetrante danno l’impressione di trovarsi di fronte al Papa in persona, se non fosse per un dettaglioperché è nudo?

Lo avrà forse scolpito mentre era in piscina? 

Diciamo che Jago ha preso alla lettera l’espressione “Il Papa si è spogliato”, riferito a quando Benedetto XVI ha abdicato nel 2013, causando un attacco cardiaco (per tornare alla scultura di prima) a tutti.

First Baby

È l’opera più stellare di Jago, letteralmente!

Infatti, nel 2019, in occasione della missione dell’ESA (European Space Agency), Jago ha caricato sulla navicella spaziale una scultura in marmo di appena 200 g raffigurante un feto. Dopo essere atterrato di nuovo sulla Terra, eccolo in mostra a Palazzo Bonaparte.

Ma c’è un piccolo dettaglio creepy sul retro. 

Data l’impossibilità di firmarla, perché non lasciare impressa l’impronta… con il sangue?

Venere

Venere nella mitologia romana è una delle dee maggiori e tutt’oggi è associata all’eros e alla bellezza.

Botticelli, Vecellio, Giorgione e Canova sono solo alcuni degli artisti che hanno contribuito nel corso dei secoli a plasmare l’idea della Venere come una giovane fanciulla dai lunghi boccoli dorati.

Ma la vuoi sapere una cosa? Siamo nel 2022 e degli stereotipi ci importa meno di niente.

Chi ha detto che la bellezza non può essere anche in un corpo anziano, rugoso e un po’ tremolante?

È da questo principio che nasce la Venere di Jago: una donna in sù con l’età e senza capelli che però conserva l’eleganza classica. Questa si che è rivoluzione!

Come poteva non esserci anche qui qualcosa di stravagante?

Infatti da qualche parte, in mezzo a tutte quelle pieghe, Jago ha scolpito una frase segreta, lasciando al pubblico il dovere di trovarla.

Chissà magari tu sarai il primo!

Scalpello e martello sono le armi rivoluzionarie di Jago, l’artista che dalle forme classiche ha portato alla luce il racconto di un nuovo secolo.

La prossima volta che sentirete qualcuno criticare l’arte contemporanea affermando:  “Lo potevo fare pure io”, mettergli la Venere di Jago davanti e uno scalpello in mano, e ditegli:

“Fallo, allora!”

Scritto da: Laura 4D