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Gli uomini passano, le idee restano

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Povera patria” – Franco BattiatoGiovanni Falcone

 

In genere non si pensa a qual è il proprio obiettivo nella vita, del resto c’è tempo…

Eppure, io ho cominciato a rifletterci dopo aver letto questo libro: “Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando.

Leggere un libro come questo ti cambia prospettiva, perché fa nascere la volontà di cambiare il mondo e di renderlo migliore.

Proprio come ha fatto il protagonista di questa storia: Giovanni Falcone.

Perciò ne vale la pena, perché, pagina dopo pagina, il vostro modo di vedere certe cose cambierà radicalmente.

Doppio Giovanni

Giovanni, che per comodità chiameremo Gionny, è un bambino di quasi dieci anni nato in un giorno speciale: il 23 maggio del 1992.

Suo padre, qualche giorno prima del suo compleanno, decide di raccontargli la storia di questa data così importante: quella di Giovanni Falcone, magistrato siciliano, amante della sua terra e della giustizia.

Lottò contro una delle piovre – se volete capire a cosa mi riferisco continuate a leggere –  più piene di tentacoli e più pericolose che ci siano, e purtroppo non sempre ebbe il sostegno che gli occorreva.

La domanda che forse vi starete facendo è: “L’ha vinta questa battaglia?”.

Beh… è troppo presto per rivelarlo. Per il momento, vi basterà capire chi era e cos’ha fatto.

Scelte e responsabilità

Gionny è un bambino come tanti altri, che ama le figurine Panini e il mare, ma è vittima del bulletto della scuola.

Questo ragazzo prepotente, di nome Tonio, non dà pace a chi gli è attorno e se nessuno gli si oppone, il suo animo si placa.

L’unico che dice di no alle sue ingiustizie, il classico “bravo ragazzo”, Simone,

si ritrova con un braccio rotto e nessuno sembra sapere il perché.

Giovanni, invece, è uno che da sempre odia le scorrettezze, le prese in giro ed ogni forma di sopruso.

Credeva che avrebbe fatto l’avvocato, e invece la vita lo portò a diventare un magistrato: cominciò presto a lavorare, in particolare, sulla mafia, il mostro contro cui avrebbe lottato per tutta la sua esistenza.

Un mostro difficile da sconfiggere

Se la classe di Gionny fosse una città, ci sarebbero due leggi: quella giusta, degli insegnanti e della preside, che condannano le ingiustizie, e quella di Tonio, basata sulla forza.

E per non crearsi troppi problemi, il bambino, pur sapendo cos’è giusto, vuole prendere la strada più comoda, e, col passare del tempo, non gli sembrerà nemmeno più sbagliata.

Giovanni Falcone si accorge che questo stava avvenendo anche a Palermo e quindi iniziò a diffondere la voce che la legge giusta da seguire era solo una.

La gente, però, non voleva incorrere in spiacevoli inconvenienti.

Così, passavano gli anni, e la situazione non faceva altro che peggiorare.

Il silenzio, l’omertà e la paura erano le fondamenta su cui si ergeva questo sistema.

Nonostante

Quanti “nonostante” incontrò Giovanni nel suo percorso…

Nonostante stesse mettendo a rischio la sua vita per mostrare tutti i delitti della mafia; nonostante stesse scegliendo di non avere figli per “non mettere al mondo orfani”; nonostante stesse sacrificando ogni svago, ogni momento gioioso, ogni attimo di tranquillità, lui non si arrese.

Sapeva che quelle rinunce lo avrebbero portato a vincere quella durissima guerra.

Un po’ come un atleta quando ha una gara: per ottenere l’oro deve fare immensi sacrifici, ma sa che ne varrà la pena.

Verità nascosta

Giovanni stava scoprendo molte informazioni segrete, e la mafia non se lo poteva permettere.

Dato il pericolo che correva, fu spostato a Roma per un periodo, al Ministero di Grazia e Giustizia.

Il 23 maggio 1992 stava tornando nella sua amata Sicilia.

Un giorno da non dimenticare

Era particolarmente felice quel giorno, tanto che disse al suo autista che avrebbe guidato lui.

Eppure, avvenne quello che tutti speravano non accadesse mai: Giovanni Falcone fu assassinato dalla mafia.

Giovanni Falcone

Giovanni e Gionny

Il giorno stesso in cui Giovanni veniva ucciso, nasceva Gionny.

Il padre di quest’ultimo era l’uomo più felice del mondo, ma poi, accendendo la televisione e vedendo il telegiornale, apprese cos’era successo e d’un tratto capì tante cose.

Non posso dirvi troppo, ma sappiate che sentire la storia di Falcone non cambiò solo le opinioni di politici e persone importanti, ma anche quelle della gente comune.

Giovanni, suo padre e tanti altri, grazie al suo sacrificio, avevano finalmente capito che di legge giusta ce n’era solo una.

Ed è proprio qui la bellezza di questo libro: farlo capire anche a noi lettori, in una chiave semplice, comprensibile e commovente.

L’importante è non arrendersi

E forse, ora, la fatidica domanda all’inizio dell’articolo vi tormenta ancor più di prima.

Giovanni l’ha vinta o no questa battaglia?

La risposta è .

Un segno indelebile

Potreste obiettare:

Beh, puoi dire quello che ti pare, ma resta il fatto che hanno assassinato lui, la moglie e gli uomini della scorta. Che razza di vittoria è questa?”

Come darvi torto, però non avete considerato una cosa: la strage di Capaci è diventata un segno.

Un segno molto più forte di tante parole, di tanti discorsi e di tanti uomini.

Come diceva Giovanni:

“Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini.”

Leggere questo libro è come ricevere una folata di vento forte, ma che è in grado di risvegliarti.

Riesce a trasmettere tenacia e coraggio, ma soprattutto crea quella voglia irrefrenabile di portare a termine gli sforzi di chi è venuto prima di noi.

Perché sono le nostre gambe quelle su cui continueranno a camminare le idee di Giovanni.

Scritto da: Benedetta – 2G