lorem ipsum blabla bla

Fronteretro: testosterone e bazar

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Still Haven’t Found What I’m Looking For” – U2

Joyce è, senza dubbio, l’autore più temuto dagli studenti: tra flussi di coscienza, storie interrotte all’improvviso e personaggi che spuntano fuori dal nulla, non ci si capisce mai niente.

E se invece fosse più semplice di quanto crediamo?

Non mi azzardo a parlare dell’Ulisse e neanche di un libro intero, ma di un singolo racconto in  che si chiama Araby. – che è anche maggio e le verifiche sono tante: almeno inglese me la farei tranquilla no?-

Incroci necessari

Partiamo dall’inizio: Araby è un enorme bazar, una specie di Porta Portese al chiuso molto grande e fornitissimo.

Quando viene allestito per la prima volta, tutti gli abitanti della zona si muovono per andarci ma la vicina del protagonistadi cui non ci è dato sapere il nome: per comodità, lo chiameremo Johnny. – è costretta a restare a casa.

Fronteretro

Così chiede a Johnny di portarle qualcosa da quel magico mercato e da lì ha inizioe fine. –  tutto.

Premesse mancate

Piccolo dettaglio… lui era proprio “cotto”.

La guardava dalla finestra, aspettando che rientrasse in casa,  senza mai fare una  mossa.

Immobile: come un’arpa in attesa della sua musicista.

Il mio corpo era come un’arpa e le sue parole e i suoi gesti erano come dita che si muovono sulle corde.” (James Joyce – Gente di Dublino)

Senza genere

La particolarità e la semplicità di questo racconto sono tutte in Johnny.

Mi spiego meglio: nelle poche pagine a disposizione, il timido protagonista passa in rassegna tutta una serie di pensieri, normalmente associati alla parte femminile della storia.

La prima cosa che ho pensato? Finalmente lo leggo. Finalmente qualcosa che mi faccia dire: “allora non siamo così diversi”.

Joyce non ha paura di scriverlo nero su bianco.

Basterebbe fermarsi un secondo a pensare per ammettere che, alla fine, siamo tutti come Johnny.

Scritto da: Alice 4D