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Pino Insegno: “La spontaneità al primo posto”

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Send Me On My Way” – Rusted Root

La vita è piena di sorprese -o forse è solo la mia dirigente scolastica, Lidia Cangemi, ad esserlo- e ogni occasione è buona per ricordartelo. A volte anche nei modi meno consigliati possibili. -Se la vita avesse un conto in banca, adesso sarebbe al verde a causa di tutte le sedute dagli psicologi che dovrebbe pagare alle persone.- 

Nel mio caso, venerdì 18, una delle soprese della vita si presenta sotto forma della rappresentante d’istituto che si infiltra nella mia classe durante ricreazione. E con la delicatezza che solo Dora Bruni del liceo Kennedy può possedere mi sgancia la bomba:

“Hey…senti alle 10.30 ti passo a prendere che devi intervistare Pino Insegno.
(Dora Bruni)

Erano le 10 e 5 minuti.

Panico.

Se non fosse che entro mezz’ora avevo un’intervista da fare e per il panico non c’era tempo.

Quindi, un respiro profondo, penna alla mano e si inizia.

Una voce nota

Abbiamo sentito tutti la sua voce che tramite John Smith di Pocahontasma anche con tantissimi altri personaggi.– è diventata quasi uno dei pilastri dell’infanzia delle generazioni cresciute a nutella e cartoni animati.

E sono proprio questi, i personaggi non corporei, o quelli più particolari o quelli in cui la voce del doppiatore doveva interagire con interventi della voce reale dell’attore, sono stati i ruoli più duri da registrare. Ma anche i più divertenti… del resto, le cose semplici spesso finiscono per annoiare.

“I film a cartoni animati anche, sembrano facili ma non lo sono; perchè non avendo un corpo, una terza dimensione, anche se li fanno tridimensionali, gli devi dare tu quello spirito e quello spessore. Per cui Diego dell’Era Glaciale, che rimarrai tu per tutta la vita, è pure meglio perché Diego sono io. […] Per cui lì…sei più contento.”
(Pino Insegno)

E lo senti proprio dalla sua voce quanto sia fiero di lavorare come doppiatore, anche vista la storia e il successo del doppiaggio italiano…

Due recitazioni diverse

Ma Pino Insegno non è solo un doppiatore: ha sulle sue spalle anche una carriera di attore, sia di cinema che di teatro, una di conduttore televisivo e tante altre cose.

Quindi chi meglio di lui per spiegare le differenze tra queste carriere?

Sicuramente tutte si fondano sulla comunicazione e sullo studio. –Ragazzi, accettiamo la dura realtà: tutto si fonda sullo studio. Non ce ne libereremo mai.- Studio della voce in tutte le sue forme, del corpo e dell’espressività.

“Per essere un attore devi avere una base importante di studio, che sia lo studio della voce in tutte le sue declinazioni; dal punto di vista dell’impostazione vocale, lo studio di questo strumento col quale noi nasciamo tutti. Come se avessimo un sassofono al collo tutti, ma nessuno lo usa. […] Il cinema è diverso dal teatro sostanzialmente perché il teatro ha bisogno di una preparazione molto più intensa, da punto di vista vocale e di interpretazione. ”
(Pino Insegno)

In sostanza Cinema e teatro sono due modi di rapportarsi alla recitazione completamente opposti…ma allora dove si trova il doppiaggio, che non è né carne né pesce?

“Per cui il teatro ha bisogno di una preparazione fisica e mentale e soprattutto vocale molto più intensa del cinema, che ha bisogno di asciugare ciò che il teatro esagera […]. E anche lì ha bisogno di avere un’importante recitazione, perché fare cinema vuol dire avere un microfono però questo non vuol dire magari non parlare. […] In mezzo alle due cose c’è il doppiaggio che può salvare l’una e l’altra.”
(Pino Insegno)

T di tecnica o di trasmettere?

Ogni professione ha le sue tecniche, quindi è normale chiedersi come faccia a ricordarsele tutte quante senza confondersi.

Magari ha un trucco che potrebbe essere usato anche da noi studenti per ricordarci quale autore latino ha scritto cosa…

Invece no. –Grande delusione. Rassegnamoci a imparare tutti gli autori senza il minimo aiuto.- 

Perché Pino Insegno ha, in realtà, fuso tutte le tecniche che ha imparato nel corso degli anni, diventando un conduttore televisivo un po’ diverso dal solito standard.

Ma la cosa più importante è trasmettere.

Trasmettere…-ve la siete assaporata in bocca mentre la pronunciavate, questa parola?– la caratteristica di un vero attore:

“Noi abbiamo tutte le sfere emozionali nel nostro corpo: abbiamo il bene, il male, l’egoismo; abbiamo tutto. Un attore non deve far altro che studiare che cosa significa e come far arrivare alla gente l’egoismo, la bontà, la cattiveria…qualsiasi cosa. Lo deve studiare. […] Un attore deve farti credere a quello che sta raccontando. L’attore più bravo è quello che mette qualcosa di se, all’interno di tutto questo. Ci mette la sua passione, il suo amore. [..] Fare un mestiere e impostarlo ogni giorno come se fosse la prima volta è il segreto per riuscire a farlo. […] Svegliarsi la mattina con un bel sorriso e  lasciare alla giornata la possibilità di stupirti è la cosa migliore. ”
(Pino Insegno)

Soprattutto se ci troviamo in un mondo dove i ragazzi non sanno più usare la propria voce, non sanno più esprimersi con le parole, rimpiazzandole con le emoji.

Dove più i messaggi sono brevi, meglio è.

“Manca una formazione importante letteraria. Ci sono troppe scorciatoie televisive, troppi canali dove scrivi grazie ‘grz’, dove metti simboli che ti fanno capì quello che sei e magari non esponi il concetto: matti il cuore rosso che batte e invece quant’è più bello leggere ‘tesoro mi manchi tanto e solo il pensiero di rivedere i tuoi occhi mi riempie la vita’? Questo può esse’ un problema.”
(Pino Insegno)

E cosa si potrebbe fare per cambiare questa triste realtà?

Andare ovviamente alla fonte, andare ad incidere nel luogo dove i ragazzi passano più tempo: la scuola.

“Dal punto di vista anche della formazione mancano anche delle persone che magari riescano a tramandare una tipologia d’insegnamento meno invasiva, più stimolante. Perché un professore ti deve aiutare ad amare quello che stai facendo. […] Io sogno una scuola dove ci sia l’italiano come lingua, non solo inglese, e il coaching per insegnare a tutti, almeno un minimo, come utilizzare la propria voce, non perderla ed essere interessanti nell’esposizione dei fatti. “
(Pino Insegno)

Forse seguendo i suoi consigli queste generazioni riusciranno a ritrovare la loro voce; del resto lui, di voce, se ne intende.

Voi che ne pensate? Dovremmo provare?