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Campbus al Kennedy: portare il futuro ai ragazzi

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Do What I Want” – Kid Cudi

La settimana dal 2 al 6 ottobre è stata particolarmente movimentata al Kennedy, come avrete notato. È venuto a trovarci il Corriere Della Sera, direttamente da Ravenna, a bordo del mezzo che ha ispirato il nome di questo progetto: Campbus

Tra le mille attività dell’ultimo giorno, siamo riusciti a parlare con due degli organizzatori di questa iniziativa, Federico Cella e Michela Rovelli. Ci hanno raccontato di tutto e di più su ciò che c’è dietro, a partire dalla storia fino ad arrivare a qualche consiglio per noi ragazzi – che non si disdegna mai! – 

Campbus

A bordo del Campbus – Ph. Credits @Benedetta Bini su voicebookradio.com

Il giornalismo per i ragazzi

L’idea iniziale è stata di Federico – sviluppata fin da subito con l’aiuto di Michela -, nata dall’esigenza di voler cambiare qualcosa all’interno della scuola e dall’ispirazione data dalle sue due figlie.

“Abbiamo iniziato a fare dei progetti educativi basati sul digitale, proprio partendo dall’idea che i ragazzi di oggi hanno senz’altro bisogno di sapere come se la passavano i fenici, ma che è anche molto utile sapere cosa succede nel mondo al di fuori.” – Federico Cella

Michela, invece, ci ha spiegato che per lei il progetto ha avuto un significato un po’ diverso, ma sempre legato ai giovani

“Per me è molto importante che il giornalismo cominci a parlare anche con voi.” – Michela Rovelli

È stato bello sentirsi dire una frase del genere, perché ciò significa che, non solo qualcuno ha avuto fiducia in noi, ma che anche noi possiamo averneIl futuro ci spaventa un po’, però avere qualcuno che, per una volta, non ce ne parla in modo catastrofico e ci dà qualche strumento in più per affrontarlo, è stato molto gradito. 

Campbus

A lezione con il Corriere della Sera – Ph. Credits @Benedetta Bini su voicebookradio.com

Il progetto è del Corriere della Sera, ma Campbus non sarebbe potuto approdare al Kennedy se non fosse stato per la nostra preside Lidia Cangemi, che ha abbracciato l’iniziativa, e per la Professoressa Prinzi, che si è occupata dell’organizzazione qui a scuola.

“Ci siamo imbarcate in questa impresa, che all’inizio ci sembrava assai ardua, e poi pian pianino abbiamo detto: ‘Ma sì dai, andiamo avanti che verrà fuori una cosa meravigliosa.’” – Mariaelena Prinzi

Campbus al lavoro

Bella l’idea, bella la storia e bello tutto, ma nel concreto cosa si fa? Per gli studenti che non hanno avuto la fortuna di partecipare, abbiamo chiesto ai due giornalisti un breve recap della giornata tipo durante questa settimana di didattica alternativa

“Le attività sono diverse. La base sono queste lezioni di tecnologia che facciamo noi […] con degli esperti che ci vengono dati dai partner del progetto.” – Michela Rovelli

Infatti, i partner che hanno finanziato e contribuito al progetto, attraverso contenuti ed esperti, sono stati fondamentali per la sua riuscita. Per questo, Campbus ci ha tenuto a ringraziarli uno ad uno: ENI, Lenovo, Intel, Google For Education, MR Digital, CICAP e IIT Istituto Italiano di Tecnologia -. 

Campbus

3C classe incubatore – Ph. Credits @Benedetta Bini su voicebookradio.com

Le lezioni iniziano sempre con la lettura del giornale, che coinvolge molto i ragazzi, visto che si cimentano in qualcosa che non sono abituati a fare in classe. Dopodiché, si affronta un tema relativo al digitale: ad esempio l’intelligenza artificiale, l’identità digitale, la sostenibilità della tecnologia e così via. Vengono trattati temi molto interessanti. Soprattutto, sono molto utili a noi cittadini del domani, visto che in futuro saranno il nostro pane quotidiano! Ci sono anche diversi laboratori, nati dall’idea di analizzare il linguaggio del digitale. Quest’anno sono stati produzione video, produzione podcast e social reporting

Campbus

Laboratorio produzione video – Ph. Credits @Benedetta Bini su voicebookradio.com

Inoltre, è stata introdotta la novità della cosiddetta “classe incubatore”, che per la nostra scuola è stata la 3C. Si tratta  di un esperimento per capire se la didattica digitale integrata può funzionare.

“L’idea è di prendere una classe, in ogni scuola in cui andiamo, e di fargli fare una settimana di lezioni completamente alternative rispetto al programma ordinario.” – Michela Rovelli

Campbus, però, non ha pensato solo ai ragazzi: quest’anno è partito anche Prof on board. È un seminario per i docenti e per i dirigenti, aperto a tutta la città, con l’obiettivo di portare spunti di didattica digitale integrataOltre a questo, c’è stato un seminario di orientamento per i ragazzi, volto a soddisfare una parte delle 30 ore richieste dal Ministero.

Per il futuro

Dopo aver approfondito tutto ciò che potevamo sul progetto, abbiamo voluto chiudere con una piccola richiesta, che si sposava bene anche con l’obiettivo di Campbus stesso: un consiglio per gli studenti.

“Capire quanto è importante informarsi. […] È proprio un allenamento, la tua mente poi è più preparata a ragionare, è più preparata a capire, è più preparata ad analizzare la realtà.” – Michela Rovelli

L’informazione ci permette di essere liberi, e pensiamo che Michela non potesse darci un consiglio migliore. Però, non ha finito qui, e ha voluto dirci un’altra cosa molto importante, che ha ribadito anche Federico. 

“Non sai che cosa fare dopo? Pazienza, inizia a fare quello che ti piace e, facendo quello che ti piace, è molto verosimile che tu arrivi a fare la cosa più bella del mondo. […] Se tu fai quello che ti piace dai il meglio di te stesso, e se dai il meglio di te stesso tendenzialmente dai e arrivi al punto più alto.” – Federico Cella

Con questo invito abbiamo chiuso l’intervista, nel migliore dei modi. Quindi, ragazzi, non scoraggiatevi di fronte a mille dubbi e altrettante possibili strade da intraprendere, fare quello che vi piace non sarà mai un errore. Parola di YCB!

Scritto da: Benedetta Bini e Margherita Manzi