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Vibbando: “sei soddisfatto?”

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Are You Satisfied?” – MARINA

Un giorno arrivi in classe in ritardo perché non ti sei svegliato a causa di una notte di studio matto e disperato. Tra ansia, paura e stanchezza sei riuscito a rispondere alle domande della verifica, ma quando arriva il momento di annunciare le valutazioni, la prof ti mette davanti un compito con un numero per niente soddisfacente in confronto al tuo duro lavoro: 6. In particolare, c’è una canzone incarna le sensazioni che uno studente disperato prova in questa circostanza.

Average life

La canzone “Are You Satisfied” di MARINA è andata virale qualche anno fa sulla piattaforma di TikTok, dove vari studenti di tutto il mondo sfoggiavano i loro voti altissimi in 15 secondi. Ma c’è un plot twist: negli ultimi 5 secondi di video mostrano il loro “declino” in ambito accademico, distruggendo così la loro autostima. La canzone in sè parla di una persona che si chiede se essere “normali” sia abbastanza e se non sia necessario eccellere ed essere primi in tutto.

“Are you satisfied with an average life? (…) Are you satisfied with an easy life?”
– “Are You Satisfied?” – MARINA

Traduzione: “Sei soddisfatto di una vita nella media? Sei soddisfatto di una vita facile?”

Ma è solo un voto, perché dovrebbe ferire così tanto la nostra autostima?

Masochismo intellettuale

Are you Satisfied?

Io che cerco di capire che cosa intendevano con “L’essere non può non essere…”

I motivi possono essere tanti, anche infiniti, e dipendono tutti dal proprio background storico. Chi tra genitori pressanti, ossessione, disturbi. Una cosa è certa, la disperazione fa muovere tutto.

“Driven by a greed to succeed, nobody can’t stop me.”
– “Are You Satisfied?” – MARINA

Traduzione: “Spinto dall’avidità di successo, nessuno può fermarmi.” 

Quando si ha quella sensazione di fallire, ci sono due modi per affrontarla e uno di questi è il seguente: rimboccarci le maniche e provare odio verso il fallimento. Da qui si cercherà sempre di più a ottenere il massimo in tutto, ad arrivare primi e vincere ogni competizione – anche se non c’è – e la soddisfazione e la contentezza si allontaneranno sempre di più. La paura di fallire è un sentimento che serve per rialzarsi dopo essere stati abbattuti dalla vita reale, ma diventa tossica quando le dai il potere di fare tutto e di usarla sempre come motivo per andare avanti. Non ci si accontenterà mai di qualcosa che “valga meno” del massimo.

Ed è simile a ciò che provano gli studenti di oggi. Non si ha più la voglia, la determinazione e la motivazione di imparare, ma si studia solo per non fallire. Forse è questo il problema della nostra generazione: non hanno più quella scintilla negli occhi quando si inizia una lezione interessante a loro. Ma prendono carta e penna con lo scopo di studiare e andare bene alla verifica. Come si può essere contenti di un voto – anche non massimo – se l’unico scopo è di andare bene alla verifica e non di imparare?

Forse dobbiamo aprire gli occhi un po’ tutti, imparare come funziona il mondo e capire che cosa conta veramente.

Scritto: Marica, 5D