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TikTokTac: scuse accettate

Sountrack da ascoltare durante la lettura: “We Don’t Believe What’s on TV”- Twenty One Pilots

Lo scorso mercoledì vi abbiamo regalato un po’ di candida fiducia nel mondo, ma il mio intento, oggi, è quello di vivere la discriminazione razziale con l’aiuto di un nonnino che è ancora arrabbiato per la censura de “I Watussi”, perché quella era licenza poetica.

Vi riporto ad un epoca in cui la N word non solo era accettata, ma utilizzata come parte integrante del vocabolario, in cui il mondo poteva essere davvero solo bianco o nero e l’espressione “cancel culture” suonava a loro come arabo: scontro intergenerazionale, non ti temo

Separati ma uguali

-Rosa Parks sul bus  nel periodo del libro di Victor Hugo

-Rosa Parks sul bus

Per ben 30 anni, dal 1936 al 1966, – escludete gli anni della Seconda Guerra Mondiale, chiaramente – un tipo di nome Victor Hugo Green ha pubblicato una dettagliata guida ai luoghi in America in cui le “colored people” erano accettate: il Green Book.

E il nonnino che oggi ci presta la sua visione del mondo sputerebbe su Rosa Parks o Malcom X senza neanche conoscere le loro storie, ma è ben informato sulle leggi discriminatorie che vigevano in America con il nome di “leggi Jim Crow”.

Jim Crow non era nessuno. Era il, tutto sommato simpatico, scemo protagonista di una canzoncina denigratoria che entrava nella storia. 

Sotto il nome di Jim Crow finivano tutta una serie di leggi che disponevano, in primo luogo, la totale assenza di indigenti e neri nella politica degli stati federali del sud e in secondo luogo, la separazione fisica delle infrastrutture in “for colored” e “for white”. 

Nella teoria, tutti potevano fare tutto: il motto, in fin dei conti, era “separati, ma uguali”.

Incomprensioni

Nella pratica, serviva una guida, un Greenbook. O meglio, un: “The Negro Motorist Green Book” che permettesse ai viaggiatori on the road neri di lasciar vivere serenamente quelli bianchi.

A rendere il tutto molto tragicomico c’è il fatto che i neri spesso non avevano una macchina. Dal 1876anno in cui si è iniziato a parlare di leggi Jim Crow – fino al 1964, – anno in cui furono legalmente vietati atti discriminatori ai singoli stati. Parliamo di quasi 100 anni dopo – le cose che i neri potevano fare tranquillamente erano diminuite parecchio e diventava complicato fare tutto.

Ma per i pochi che riuscivano ad ottenere un buon lavoro ed a permettersi un viaggio, – proprio come il pianista del film – la loro vacanza si restringeva a pochissime possibilità racchiuse in appena 80 pagine delle dimensioni di una Lonely Planet

Cosa dici? No, l’intento di Victor Hugo Green non è mai stato quello di proteggere i bianchi dall’invasione dei neri. Bastava sfogliare le prime pagine della guida per accorgersene, nonnetto.

-proteste per il diritti civili dei neri anche e dopo i tempi di Victor Hugo

-proteste per il diritti civili dei neri

Pagine 1-2

“Con l’introduzione di questa guida nel 1936 la nostra idea è stata quella di dare al viaggiatore nero informazioni che possano preservarlo dal finire in difficoltà o in situazioni imbarazzanti e per rendere il suo viaggio più apprezzabile.”
-Victor Hugo Green, “The Negro Motorist Green Book”, edizione del 1949

I bianchi non vengono nemmeno citati. Nasce come una lista di posti sicuri all’interno dell’area metropolitana di New York e, dato l’immenso successo, finisce per essere pubblicata su scala nazionale

Niente di nuovo, anche la comunità ebraica si era attrezzata con una guida simile, quindi perché non far sì che l’immensa comunità afroamericana ne disponesse di una tutta sua?

Accenni alle critiche positive di tantissimi giornali americani, la richiesta di essere informati riguardo l’effettiva utilità della guida, le scuse per non tenere conto di tutte – ma proprio tutte – le strutture degli USA – anche se la lista viene aggiornata ogni anno – e si volta pagina.

Pagine 3-5

Superato l’indice con tutti e 50 gli Stati americani per ordine alfabetico, arrivano le pagine dedicate agli sponsor

No, nonnino, niente di immorale, poco conosciuto o inutile: a fare pubblicità al Green Book ci sono la Esso e la Ford. Due tra le compagnie rispettivamente di carburanti e autovetture più famose al mondo che ringraziano il Green Book per rendere piacevole il viaggio ai loro clienti neri. 

Perché forse ti sei perso un dettaglio, mentre leggevi. Alla fine della prima pagina, Green dice:

“Verrà un giorno, prima o poi, in cui non ci sarà più bisogno di pubblicare questa guida. Questo avverrà quando noi, come razza, avremmo pari opportunità e privilegi negli Stati Uniti. Sarà un grande giorno quello in cui sospenderemo questa pubblicazione. “
-Victor Hugo green, “The Negro Motorist Green Book”, edizione del 1949

L’autore è nero.

Accetta di aver sbagliato tutto, di aver visto l’intero problema del razzismo dalla prospettiva sbagliata, così come avevi giudicato male la guida. Chiedi scusa e convinci quelli come te a farlo.

Nonnino 0 – Informazione 1

Scritto da: Alice 5D