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Luxo L-1: dalla scrivania al cinema

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Breezeblocks”- alt-J

Il mondo è pieno di lampade: una per comodino, almeno una per scrivania.

Eppure ce n’è una che è riuscita a sfuggire al suo destino da soprammobile. Questa è la storia della lampada che salta di film in film, senza che nessuno chieda mai di lei.

Movie Star

Si chiama Luxo L-1 e meriterebbe un film intero tutto suo.

Il film si aprirebbe con un ingegnere inglese, George Carwardine. Aveva necessariamente bisogno di una lampada comoda per gli operai, che fosse, però, anche economica.

L’illuminazione arriva con le molle: se tutto fosse stato bilanciato correttamente, le molle avrebbero sostituito i contrappesi, troppo costosi per il progetto che alla fine fu venduto ad un’azienda specializzata in molle, la Herbert Terry and sons.

So che questo sembra essere il finale, ma la lampada venne chiamata Angelpoise. Luxo deve ancora nascere. 

Secondo tempo

Finita la pausa pop corn, ecco che arriva la svolta: Jac Jabosen, un imprenditore norvegese, chiese alla Herbert Terry and sons un carico industriale di macchine da cucire

Insieme alle macchine arrivarono anche un paio di lampade, tanto per completare il kit.

Ma Jabosen non vedeva solo due lampade: vedeva una sfida. Ne comprò prima 50, poi prese i diritti, perfezionò la struttura e chiamò la sua nuova lampada Luxo L-1.

25 milioni di lampade vendute in tutto il mondo, innumerevoli copie e l’onore di aprire tutte le opere Disney Pixar. Questo è il finale giusto.

 

Mascotte

Perché – sorpresa! –  Luxo è la simpaticissima lampada che salta e schiaccia la I.

Lei fu il soggetto di uno dei primissimi corti della Pixar, intitolato Luxo Jr, in cui una Luxo bambina gioca con una lampada più grande. 

Avete fatto caso all’inizio? Nessuna lampada che salta in giro, siamo nel 1986 e Luxo è diventata la mascotte della Pixar solo dopo l’uscita del corto.

Il corto è carinissimo davvero, ma non riesco a smettere di pensarci:

quali sono le connessioni logiche che hanno fatto pensareusiamo una lampada come protagonista di un corto per bambini” invece di qualsiasi altra cosa animata?

La risposta è che il creatore John Lasseter era un fuori classe.

Prove them wrong

Era pur sempre il 1986. Belli gli anni ottanta, ma di sicuro i software dell’epoca non erano performanti come i nostri e, per di più, tutto quello che era tecnologico veniva visto parecchio male dalle altre industrie dell’animazione: il computer non doveva sostituire il lavoro degli animatori.

La Pixar aveva puntato al futuro sviluppando RenderMan e, per quanto nei limiti del software, voleva dimostrare a tutti che si sbagliavano.
Serviva un soggetto facile da digitalizzare e animare, che avesse parti lineari ma anche curve e pochi movimenti possibili

Lasseter aveva una Luxo sulla scrivania. Decisero che era perfetta.

Così si conclude la storia della lampada che, salto dopo salto, è passata dalla scrivania di Lasseter allo schermo.

Chissà se la Pixar le dedicherà mai un film intero… io lo andrei a vedere subito.

Scritto da: Alice 5D