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Trascorso il Natale, comincia il conto alla rovescia verso il Nuovo Anno. Durante la notte di San Silvestro, per tradizione, ci scambiamo l’un l’altro auguri di buona fortuna e successi, ricchezze. Mai come quest’anno tali auguri saranno sentiti.
Per questo motivo, sulle nostre tavole a Capodanno, sarà sicuramente presente l’alimento tradizionalmente simbolo della prosperità. Le lenticchie. Il legume più antico, il più coltivato, consumato. Il più ricco di proprietà nutritive. Un alimento principe della nostra cucina.
Andando a ritroso nel tempo, pare infatti che lo scambio di lenticchie durante le festività, avvenisse già durante il Rinascimento, ripetendo una vecchia tradizione risalente agli antichi romani. A Roma giungevano via mare grandi carichi provenienti dall’Egitto. Si dice che lo stesso obelisco di San Pietro, voluto a Roma da Caligola, avesse fatto il viaggio dall’Egitto proprio protetto da grandi sacchi di lenticchie.
La terra del Nilo non è la sola a favorire la coltura di questo legume. Ampiamente coltivato è anche in Mesopotamia e l’Asia Minore, considerato il simbolo del ciclo vitale in diverse culture. Nell’Antico Testamento il cacciatore Esaù, figlio di Isacco cede il suo diritto di primogenito ed erede al gemello Giacobbe, proprio in cambio di un piatto di lenticchie.
Ormai scomparsa la specie spontanea, la Lens culinaris, la lenticchia, è l’alimento base della cucina di molti Paesi. Per diversi motivi. In particolare, perché capace di crescere ovunque, in qualsiasi condizione. Anche in quelli piuttosto aridi, assicurando un raccolto sicuro. In base alla terra in cui cresce, la pianta di lenticchie assorbe sapore e consistenza diversi. Per questo ne esistono diverse varietà. Almeno 8 di queste solo in Italia. Famose sono le lenticchie di Castelnuovo di Norcia, di Altamura, ma anche quella di Mormanno, di Santo Stefano di Sessanio, di Ustica, di Vitalba, di Rascino e Soleto.
Regioni diverse, come l’aspetto, le caratteristiche, il gusto. Ma soprattutto la tradizione culinaria.Ogni terra ha la sua ricetta tipica. Chi consuma le lenticchie in umido, come ingrediente base per minestre o zuppe, chi ama abbinarle a carni o altre verdure. Esiste persino una varietà usata in pasticceria. Un ampio consumo. Di tutti i legumi, è quello che nello scambio commerciale, dall’antichità ad oggi, favorisce di più. In due sacchetti di differenti, a parità di peso le lenticchie sono di più. A fare la differenza è il gusto.
Gli alimenti vegetali consumati nella stagione naturale di raccolta, secondo il principio di stagionalità hanno più influenza sulla salute. Le lenticchie sono un’eccezione. Fanno bene sempre. Anche perché normalmente si consumano essiccate e sono reperibili tutto l’anno. Povere di grassi ma ricche di carboidrati, vitamine, sali minerali. Le lenticchie sono indispensabili non solo per chi intende avvicinarsi alla dieta vegetariana o vegan, ma per chiunque volesse intraprendere uno stile di vita sano. L’alta digeribilità certamente aiuta.
Per gli sportivi, niente di meglio! Va infatti sottolineato che le lenticchie, di tutti i legumi, sono le più cariche di proteine. Nelle epoche più antiche, ma anche nel nostro passato recente, consumare carne non era facile come oggi. Le lenticchie venivano definite la “carne dei poveri”. Ma è molto di più. Le basi dell’alimentazione concentrate in un piccolo seme.
In un unico piccolo seme, tanta storia, tanta tradizione, ma anche tanto gusto. Che poi porti prosperità e ricchezze, tanto meglio. Ma già così, la sua esistenza è un gran dono.
Written by: Andrea Famà
Il Film Festival di Natale sotto l'albero
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