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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “LO SO…” – Metastasi
Lo abbiamo conosciuto nei panni di Luca Parente, con in mano un caffè e la frangetta scompigliata, e poi come Metastasi, negli studi di voicebookradio.com, con un registratore e gli occhiali da sole tra i capelli. Un ragazzo, due personalità. Questa potrebbe essere una buona introduzione per l’ospite di oggi, che sembrerebbe uscito dal racconto Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Robert Stevenson. Tutti noi siamo abitati da un’ombra ambigua che, però, tendiamo a contenere: paure, desideri impropri, angosce e rabbia repressa. Ma cosa accadrebbe se imparassimo a conviverci o, addirittura, a liberarla attraverso la musica? Probabilmente… cadremmo in Metastasi.
Per rispondere al perché, che si nasconde dietro la scelta del nome “Metastasi”, dobbiamo prima di tutto porre un excursus di natura medica. Tranquilli, sarà veloce e indolore.
“La metastasi è la diffusione di un tumore maligno in una sede differente da quella di origine.”
-Metastasi
Con questo non intendiamo dire che l’ospite di oggi è un tumore – anche perché sarebbe alquanto scortese da parte nostra -. Il concetto, però, è lo stesso. Per l’intera durata della chiacchierata, c’era una costante sempre presente: la necessità di distaccarsi dalla massa che, per il nostro artista, rappresenta un obiettivo chiave, sia nella vita privata, sia sul versante musicale.
Infatti, il Metastasi che ci viene proposto oggi, è ben differente da quello di qualche tempo fa, che dipendeva da tutt’altro progetto, sotto il nome di Whokilledluke. Produceva musica, sì, ma mai davvero rappresentativa e personale, tendendo a omologarsi al gregge, di certo più confortevole e sicuro. Stesse basi, stessi testi. Ci vuole tempo a trovare la propria strada e ricomporre il puzzle, eppure, dopo una pausa di riflessione e qualche traccia di prova, ecco che Metastasi ha preso coraggio, mettendo uno dopo l’altro i pezzi. Seppur ne manchino ancora alcuni, andando a tentativi e facendo delle prove, si sta pian piano delineando un’immagine chiara, ma ancora in evoluzione.
Imbattersi in nuovi artisti emergenti permette di scoprire e venire a contatto con storie sempre diverse tra loro. Tanti come e perché ci si sia ritrovati a fare musica. Quella di Metastasi è una storia che, oltre a lui, vede protagonisti: il fratellino Daniele, il padre, i Muse e Salmo. Osservando il piccolo Daniele sfogarsi sulla batteria e il padre strimpellare la chitarra, in Metastasi si è instillata ferocemente l’esigenza di comporre, di unirsi a quel duo familiare.
Per una sfida con se stesso, impugna una delle chitarre del padre. Da quel giorno, quel semplice strumento a corde non lo ha più abbandonato, diventando il suo nuovo compagno di vita. A spingerlo ad addentrarsi nel mondo della musica sono state anche influenze come i Muse e Salmo. I primi perché “il movente per cui ha cominciato”, mentre Salmo, “diverso dagli altri rapper”, ha inciso sul suo modo di pensare e fare musica.
“La musica dovrebbe essere ideata per il live, per il palco”
-Metastasi
Palco che, a piccoli passi, ha cominciato a cavalcare con le varie band di cui fa parte, anche se il sogno rimane quello di salirci da solista. Un Metastasi che, a differenza di altri artisti emergenti che cercano la propria strada, ha deciso di crearne una propria. Un Metastasi che ama sperimentare, che produce molto e in diversi generi, collezionando tracce che possono essere simili o completamente diverse tra loro. Un Metastasi che, se si dovesse ritrovare in un genere, “sceglierebbe l’alternative”; ma che non ama né i condizionali né le etichette e così, suona e produce semplicemente quel che sente.
In studio, con il cellulare a terra, mentre lui e la sua band improvvisano pezzi che, solo a casa, verranno riascoltati per comporre nuovi brani. Come un fiume in piena, che viene filtrato in segreto, di fronte ad un microfono a condensatore e una copertina sulla testa: è così che Metastasi crea le pagine del suo diario.
“Non è solo la voce, ma anche la strumentale a raccontare una storia.”
–Metastasi
Come per un quadro, ci limitiamo a vederne il complesso, a figura intera – il brano in linea generale -, senza mai soffermarci sui particolari – la strumentale– che, invece, sono le fondamenta dell’opera. Durante la chiacchierata, Metastasi ci racconta dell’attenzione che dedica alla strumentale che, nella stesura dei pezzi, assume un ruolo fondamentale. Le piccole sfumature della sua opera. Una chitarra, una batteria e una voce, possono riflettere uno stato d’animo, dei sentimenti che, per essere trasmessi fedelmente, devono essere trattati con cura.
È difficile scattare una fotografia nitida di Metastasi, un personaggio assestante e contorto, senza dubbio, che incarna in sé il grido di rabbia di Luca. Di certo questa convivenza schizofrenica, non è serena, eppure si presta da ingrediente fondamentale per l’impronta musicale del nostro giovane artista.
“Il mio personaggio è molto arrabbiato, soprattutto con sé stesso. Ma anche con la gente, che non si cura degli altri e che non sa mostrarsi empatica. Purtroppo, ormai, bisogna essere egoisti per andare avanti.”
-Metastasi
Il ruolo della musica si esaurisce lì dove c’è qualcuno che ascolta e, le persone, di fronte a testi tanto intimi e personali, assorbono quest’ondata di invettive passivamente. Eppure, la musica nasce come mezzo di espressione, attraverso cui riversare una parte di sé, altrimenti repressa.
“Personalmente, non ho mai avuto qualcuno che credesse davvero nella mia musica. Quando ho qualcosa da dire, non c’è mai nessuno che ascolta.”
-Metastasi
In un mondo dove si sta velocemente svalutando e distruggendo la figura dell’artista, si pensa che la musica sia stata già tutta ascoltata, ma in realtà è sorprendente quanto ancora ci sia da scoprire. Ecco, allora, che “LO SO…”e “FANTASMI”, si prestano da grida di rabbia, tanto potenti e invasive, da frantumare il silenzio che le assorbe – della serie “se non mi vuoi sentire, sarai costretto a farlo”– ma anche da diario personale, composto da sette strofe e un ritornello, attraverso cui liberarsi di pesi troppo gravi da trascinare sulle spalle.
Eravamo impazienti all’idea di chiedere a Metastasi di lanciare un messaggio a voi lettori e a chi, come lui, ha deciso di entrare nel mondo della musica. un mondo competitivo dove eccelle solo chi, per un motivo o l’altro, parte già avvantaggiato. O trova la fortuna in un pacchetto di Kellogg’s, per pura provvidenza divina. Metastasi riconosce di essere tra i fortunati, di non aver avuto problemi a trovare una chitarra per cominciare a strimpellare. D’altra parte, ci racconta anche di come molti suoi amici che, nonostante non avessero soldi per comprare un microfono o una batteria, non hanno trovato scuse. L’ingrediente segreto? Essere determinati a perseguire l’obiettivo.
“Se si ha voglia di fare qualcosa, si trova sempre il modo, conquistandosi le cose piano piano.”
-Metastasi
E l’obiettivo non sono soldi o fama, perché la musica non è nata come strumento di guadagno. Una delle sue funzioni nella società è quella di comunicare, influenzare le persone come mezzo di verità e denuncia e farsi portavoce di un’interiorità complessa che è quella dell’artista.
“Fate la differenza, non siate egoisti.”
-Metastasi
La nostra chiacchierata con Metastasi non poteva concludersi in modo migliore: con una frase che celebra i cambiamenti e le decisioni dei singoli. In un mondo assoggettato sempre più dalla società dei consumi e dall’omologazione, spesso voltare le spalle alla massa e scegliere di fare la differenza, non è sempre facile. Bisogna indossare i paraocchi e rigare dritto, perché le influenze e i timori potrebbero assalirci ad ogni angolo. Non è altrettanto facile, vivendo circondati spesso dal menefreghismo, scegliere la gentilezza, la bontà e la sensibilità. E allora, indossiamo anche noi gli occhiali da sole, e, fin tanto che ci sarà qualcuno pronto ad ascoltare, gridiamo al mondo: “A me importa”.
Scritto da: Laura Cervelli, Zahra Javanmardi
Written by: Aurora Vendittelli
Tempo di lettura 4 minuti
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