Monet e gli Impressionisti riaccendono Bologna
Dal 30 settembre al via la mostra di Monet e degli impressionisti a Palazzo Albergati di Bologna.
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Yesterday” – Beatles
Una regola non scritta tra gli artisti è:”Mai innamorarsi delle proprie creazioni”. Esperienza vuole che nella maggior parte dei casi ci si trovi dinnanzi ad una pessima idea. I Beatles cercarono per mesi di convincere Paul McCartney che Yesterday non sarebbe potuta mai essere un singolo, era troppo lontana dalla loro immagine. Il brano uscì infatti prima in America 55 anni fa come lato B di Act Naturally, che venne preferita al tempo come singolo perché Ringo Starr era il Beatle più famoso negli USA. Solo dopo il successo di Yesterday, l’ordine è stato invertito.
L’origine della canzone sembra una leggenda: secondo i biografi dei Beatles, Paul compose l’intera melodia in sogno. Era un mattina del maggio 1965: Paul si alza, si siede al piano e suona la melodia che continuava a ronzargli in testa per evitare di dimenticarla. Tutto fila liscio, è bella, scorrevole, gli piace molto. Qualcosa lo frena: non assomiglia a nulla di quello che ha scritto, probabilmente l’avrà già sentita da qualche parte. Il dubbio lo ossessiona, al punto che per un mese chiede la suona a tutti per vedere se qualcuno l’avesse già sentita. Se nessuno l’avesse reclamata, allora l’avrebbe usata. I Beatles sono esasperati da quella canzone. Diventa quasi uno scherzo tra di loro, e la intitolano Scrambled Eggs, uova strapazzate. Ma Paul continua a ripetere quella melodia, ipnotizzato. <<Parla in continuazione di quella canzone. Come se fosse Beethoven!>> dirà Harrison.
Terminato il pezzo dopo settimane -tempo insolitamente lungo per Lennon e McCartney-, il bassista la propone agli altri membri. I Beatles erano visti come quattro ragazzini sorridenti che suonavano i propri strumenti: era una prassi che una volta trovato il testo, si decidesse assieme l’arrangiamento. La band si fa da parte: qualsiasi altro strumento oltre la chitarra suona fuori posto. Quel brano così delicato e tenero non necessitava di nient’altro che della voce di Paul. Nella versione finale si sentono i quartetti d’archi che incorniciano la chitarra, senza sovrastarla.
Il testo nella sua semplicità è rimasto impresso nella mente di generazioni: un alternarsi di passato e presente, con il primo che ritorna come un’ombra ma che al tempo stesso è un rifugio. Il ritornello svela il motivo di tanta malinconia: “Why she had to go I don’t know, she wouldn’t say/ I said something wrong now I long for yesterday”. Un abbandono, dunque. L’unica certezza che riesce a trovare il protagonista alle domande così difficili che si pone è quella del ricordo.
Yesterday è capace di raccontare con struggente bellezza la storia di ogni amore perduto, fatto di silenzi e domande prive di risposta. La sua universalità trascende i secoli, al punto da averla resa ad oggi la canzone con più cover al mondo.
Written by: Mariahelena Rodriguez
Dal 30 settembre al via la mostra di Monet e degli impressionisti a Palazzo Albergati di Bologna.
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