Ermal Meta, cantautore di origini albanesi, è senza dubbio uno degli artisti di musica leggera più apprezzati degli ultimi tempi. Il suo successo è stato incrementato dalla vittoria a Sanremo nel 2018, in collaborazione con Fabrizio Moro. La loro “Non mi avete fatto niente”, di chiaro stampo antiterroristico e filo-pacifista, ha smosso i cuori prima dell’Ariston, e poi dell’Eurovision song contest. Proprio uno dei suoi brani più celebri, “Vietato Morire“, si porta a casa un bel primato: figura tra i testi da analizzare nelle prove invalsi della scuola secondaria di primo grado.
La canzone in questione, composta e eseguita dallo stesso Meta, coniuga sapientemente un ritmo accattivante a un testo chiaro, ma allo stesso tempo molto profondo. Il brano si classificò in terza posizione al Festival di Sanremo del 2017. Entrando nel vivo del suo testo, vi si legge in primis una storia di denuncia, che sfocia in una rinascita liberatoria. Viene infatti raccontato il coraggio della madre del cantautore che, riuscendo a sfuggire alle morse invalidanti di un padre dal carattere violento, trova la forza di troncare la relazione dannosa e di portare in salvo i propri tre figli, sfuggendo dall’Albania all’Italia.
Sono molte le interviste nelle quali il cantante ha più volte espresso di come rimarrà sempre legato indissolubilmente al capoluogo pugliese, Bari. Meta ambita da numerosi cittadini albanesi, che spesso sfuggono da situazioni di grande povertà e miseria, è stata la costa in cui anche la famiglia di Ermal ha vissuto per diversi anni.
Nel testo sono presenti numerose figure retoriche, che ben si prestano a un’analisi didattica. “Prendere a morsi la vita”, “anche se portavo i pantaloncini “, e via discorrendo. Il sentimento dell’Amore è inoltre personificato, e qui inteso come forma di affetto Universale. La stessa reiterazione di un oggetto, la collanina magica che il protagonista porta sempre al collo, evidenzia un elemento di speranza, che ricorre per tutto il brano. Inoltre, lo stesso significato del titolo risulta emblematico: quel “Vietato morire” non è una frase categorica, ma un chiaro segno di riscatto. Urla “non arrenderti, sei sempre in tempo per cambiare le carte in tavola“.
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