Spalancare le finestre di casa potrebbe rivelarsi inutile contro l’inquinamento da interni
Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Gemini Drive – Stars”
Lo abbiamo fatto tutti: abbiamo cotto del cibo o spruzzato un prodotto per la pulizia, e poi conseguentemente abbiamo aperto le finestre nella sicurezza che la cosa avrebbe arieggiato l’ambiente e “purificato” l’atmosfera domestica. Ma uno studio che ha impegnato un team di chimici americani e canadesi potrebbe dimostrare quanto la pratica sia inefficace in realtà nella lotta all’inquinamento domestico.
“È stata una vera sorpresa,” testimonia Chen Wang dell’Università di Toronto. “Avevamo supposto che diluendo il volume della fase gassosa dell’aria domestica l’avremmo semplicemente rimossa miscelandola con l’aria esterna”
L’esperimento, che ha visto l’uso di 20 differenti composti chimici ritrovabili in una plausibile atmosfera da interno (come ammoniaca gassosa, ricollegabile alle pulizie di casa, l’acido carbossilico, rilasciato durante la cottura di cibi, insieme a tanti altri meno probabili come l’acido formico, nitroso, isocianico etc.), è stato condotto in un modello abitativo costruito ad hoc, dotato di sensori capaci di rilevare con precisione le concentrazioni nell’aria prima e dopo l’apertura delle finestre.
I risultati hanno evidenziato come i composti tendano ad evitare di disperdersi nell’interezza del volume delle stanze, piuttosto “attaccandosi” e aderendo alle pareti impedendo la loro eliminazione, rendendo necessario un profondo e relativamente sostenuto flusso d’aria unidirezionale al fine di sanare realmente la qualità di quello che respiriamo.
I ricercatori hanno comunque assicurato la natura innocua delle concentrazioni di agenti inquinanti, assicurando però che dopo operazioni di pulizia e cottura i livelli siano immancabilmente più alti.
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