Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Ormai è tardi – Vasco Rossi”
Con l’inizio della fase due, molte sono le sensazioni che stiamo provando, tra le tante vi è quella di sentirsi in super ritardo, meglio conosciuta come: la sindrome del bianconiglio. In questo periodo, molte sono le attività che stanno ripartendo e se da un lato vi è l’euforia di ricominciare la vecchia routine quotidiana, dall’altro, sentiamo gravare su di noi il fardello dello scorrere del tempo e dunque, nel profondo, capiamo di dover recuperare il tempo perduto durante la quarantena.
Il tempo è un grande sfida, una concezione effimera, che deve essere fruita rapidamente. Secondo il sociologo tedesco Hartmut Rosa, la società odierna vive in perenne stato di agitazione. Ciò è dovuto ai ritmi frenetici, cui siamo soliti vivere, che ci fanno sentire sempre un passo indietro. Basta un solo attimo di distrazione, per farci divenire persone obsolete, sia nelle abitudini che nelle competenze. Durante la quarantena, si è potuto constatare, ad esempio con lo smartworking, una maggior mole di lavoro nel dover conciliare gli impegni lavorativi e domestici. Alla stanchezza, si è aggiunta la paura di perdere le buone occasioni, la cosiddetta FOMO, acronimo di Fear of Missing Out. Di conseguenza ci siamo sentiti andare allo sbaraglio.
Per contrastare la sindrome del bianconiglio, bisogna andare contro i principi della nostra società, ovvero rallentare i ritmi. È di fondamentale importanza riconoscere le priorità e ritagliarsi del tempo, conoscendo meglio chi abbiamo intorno e mettendo in pausa l’attività lavorativa.
E voi che pensate,
celate un bianconiglio?
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