Soundtrack da ascoltare durante la lettura: Queen – We Will Rock You
Sono passati più di 400 anni dalla morte di Caravaggio, di cui il 18 luglio ricorre l’anniversario e ancora non abbiamo chiara la dinamica dei fatti. Sembra assurdo, vista la fama immortale di un artista che per noi non ha pari tra i suoi contemporanei e ancora spicca – forse uno dei più amati di ogni tempo – ma la fortuna che oggi gli riconosce un ruolo di preminenza è arrivata postuma, nel XVII secolo era considerato poco più di un piantagrane e pagato assai meno dei più docili Carracci.
Il responsabile di un destino poco propizio è proprio lui, che non riesce a trattenere un carattere irascibile e una mano facile al coltello, procurandosi nemici anche quando dovrebbe, nemico di se stesso senza speranza: si fa bandire da Roma per un omicidio, ma avrà problemi non meno gravi per la sua inclinazione alla violenza anche a Napoli e Malta, dove invece avrebbe trovato un riparo sicuro tra i Cavalieri dell’Ordine.
Non basta nemmeno un amico potentissimo, il nipote del papa Scipione Borghese, amante dell’arte e bramoso delle sue opere, che gli promette una grazia dallo zio Paolo V in cambio di alcune tele realizzate dall’esule che pagherebbe così un perdono tanto desiderato; anzi, secondo alcune fonti, lo stesso Scipione manovra per appropriarsi del bottino senza pagare il dazio, ovvero macchinando una truffa degna di un film. Il povero Caravaggio, ferito e in fuga, si avvicina a Roma per portare i quadri richiesti, quando viene intercettato e arrestato con un pretesto. La nave prosegue il suo cammino verso la toscana lasciandolo a terra e, quando viene rilasciato, si dà a un inseguimento forsennato, tentando di recuperare il suo passaporto per la libertà, che ovviamente, come nei migliori thriller, non riuscirà a riacciuffare. Sull’epilogo la storia si fa confusa, ci sono documenti che attestano un ricovero a Porto Ercole, altre versioni riportano che cadde alla Feniglia, nessuna certezza nemmeno sull’inumazione del corpo; qualche anno fa un politico pretese di avere certezza dell’identificazione di alcune ossa trovate nel corso di uno scavo e architettò una cerimonia e un monumento per attirare visitatori al cimitero di Porto Ercole. Non ci andate, non per la tomba, Porto Ercole è così bella che non necessita di alibi per andarci. Il monumento è orribile. Michelangelo Merisi da Caravaggio, se davvero le ossa fossero le sue – quasi certamente non lo sono per fortuna – avrebbe un altro dei suoi famosi attacchi di ira, stavolta giustificato. Se volete celebrare l’anniversario, andate a vedere uno dei suoi capolavori, ci parlano ancora attraverso il tempo e ci fanno intravedere, dietro la vita disgraziata di un uomo, la figura di un maestro.
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