Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Frameshift – Hans Zimmer”
Ha suscitato grande sorpresa quanto alcuni dottori dell’Università del Maryland, negli Stati Uniti, hanno appena annunciato ad un simposio tenutosi all’Accademia delle Scienze di New York: è stato reso possibile ibernare temporaneamente alcuni pazienti, ponendoli così in una condizione di “animazione sospesa” (suspended animation) utile a salvare loro la vita.
Si tratta di un metaforico “lancio della bomba” a tutti gli effetti: mentre fino ad oggi si era parlato di ibernazione umana solo in ambito fantascientifico o tra le presunte e fantasiose ultime volontà di certi eccentrici personaggi (esemplare la leggenda di Walt Disney, secondo la quale il padre dell’omonima multinazionale sarebbe stato ibernato nella speranza che in un lontano futuro possa essere riportato in vita), possiamo affermare senza eccessivo timore reverenziale che sia appena stato compiuto un ulteriore piccolo passo in avanti verso l’abbattimento degli invalicabili muri che ci separano dall’ineluttabilità della morte.
Come spiegato dall’equipe di medici coordinata da Samuel Tisherman, infatti, questo processo, che prende il nome di Emergency Preservation and Resuscitation ed è ben diverso dalla crioconservazione, ha permesso ai dottori di operare alcuni pazienti gravemente feriti che altrimenti sarebbero andati incontro a morte certa, ritardando di qualche ora la loro rianimazione inserendo nei vasi sanguigni dei soggetti un fluido salino raffreddante che blocca il metabolismo degli organismi, portandoli ad una temperatura compresa tra i 10 e i 15°C. Solo a seguito dell’intervento, i pazienti sono stati quindi riscaldati nuovamente.
Certamente un episodio degno di nota, i cui risultati definitivi verranno però raccolti, confrontati e commentati solo alla fine del prossimo anno.
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