“Con il tempo tutti i nodi vengono al pettine”, si dice. E in questi anni di più o meno costruttiva rimessa in discussione del ruolo delle donne nella società, dove una ragazza non viene più ostacolata negli studi se rimane incinta, una giovane scienziata come Rosalind Franklin non deve più passare dalla porta sul retro per raggiungere il proprio laboratorio, e una divulgatrice come Lise Meitner non deve più limitarsi a usare solo le proprie iniziali per firmare i suoi articoli, una nuova speranza si sta riaccendendo per le donne di oggi e di domani.
Sì, ma anche per quelle di ieri: esemplare il caso di Mileva Maric, brillante fisica e moglie di Einstein che si macchiò del crimine di aver avuto insieme ad Albert due figli nel corso degli studi accademici, che per inciso seguiva assieme al genio che cambiò il mondo formulando la teoria della relatività.
Fu proprio la sua duplice condizione di donna e di madre – e non fattori di tipo intellettivo od organizzativo – a precluderle la possibilità di ultimare gli studi presso il Politecnico di Zurigo e di conseguire la laurea che invece il marito, pur osteggiato dagli accademici in quanto irriverente ed “eccessivamente fuori dagli schemi”, ottenne nel 1900.
Ci abbiamo messo dei secoli, letteralmente, eppure sembra che qualcosa si stia finalmente muovendo: a seguito della richiesta sottoposta all’attenzione del Politecnico di Zurigo di attribuire alla scienziata una laurea postuma come simbolo di quel cambiamento di mentalità a cui stiamo gradualmente arrivando, giunge ora la notizia che la questione è in fase di discussione, e che una risposta arriverà entro la fine del mese corrente.
Se tale richiesta venisse accolta, non solo ne risulterebbe arricchita la memoria di Mileva Maric, ma si risveglierebbe una nuova consapevolezza nelle donne di scienza, di potere, di pace, di cultura di domani, quella di avere nelle proprie mani pari diritti e pari opportunità di cambiare il mondo e di venire ricordate per questo.
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