Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Nothing’s Real But Love – Rebecca Ferguson”
Avrete certamente sentito parlare del genetista di fama mondiale George Church, recentemente dato in pasto all’opinione pubblica per alcune sue intuizioni da un lato pionieristiche, dall’altro discutibili sotto diversi profili, come quella di invertire l’invecchiamento umano o di clonare un mammut. A quanto pare, il celebre studioso di Harvard ha appena lanciato l’ultima delle sue idee provocatorie: l’app “DigiD8”, che unirà in sé le funzionalità di una normale piattaforma d’incontri a delle meticolose analisi genetiche per valutare la compatibilità di due potenziali partner dal punto di vista del rischio della trasmissione di malattie genetiche alla (ipotetica) prole.
Non scoprirò chi non è compatibile, ma chi lo è.
George Church
Prima di accendere torce ed imbracciare forconi, è bene sappiate che tale analisi, resa possibile attraverso l’invio di ciascun utente di un campione della propria saliva a un laboratorio di sequenziamento del genoma, rimarrebbe totalmente confidenziale, persino al proprietario del genoma, e sarebbe finalizzata esclusivamente ad una valutazione dei rischi di trasmissione di un numero ancora non precisato di gravi malattie genetiche.
A chi accusa Church di star lavorando ad un progetto di eugenetica che rischia di azzerare la naturale diversità genetica della nostra specie, lo scienziato risponde:
Ci sono molte malattie che non sono così gravi da poter essere benefiche per la società fornendo diversità, ad esempio la diversità del cervello. Non vorremmo perderlo, ma proviamo a combattere malattie genetiche molto gravi che causano molto dolore e sofferenza, milioni di dollari in trattamento e morte precoce.
George Church
Consapevoli che si tratti di una questione tutt’altro che banale, vi domandiamo: quanto siete d’accordo con questa idea?
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