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Cultura

Una Caterva di “Lemmi Eterocliti” (aka Parole Strane)

today23 Marzo 2022

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Parole parole” – Mina e Alberto Lupo

Ogni lingua ha delle parole poco frequenti, alcune sostituite da sinonimi più efficaci, più espressivi o brevi, altre che semplicemente vengono usate poco perché nominano cose di cui parliamo poco.

Quello che accomuna molte di queste parole insolite è che, siccome ci disabituiamo a sentirle usare, tendono facilmente a suonare buffe alle nostre orecchie, talvolta anche per l’assonanza con qualche parola poco elegante. Ecco una carrellata di alcune di queste parole e subito mi sono ricordato della parola nel titolo: caterva. Che magari non è così insolita o buffissima, ma forse è più adatta di “carrellata”; dunque iniziamo!

Caterva

Come molti sanno, significa grande moltitudine disordinata di persone o cose ed è una delle poche parole di origine celtica rimaste nell’italiano. È il nome, celtico, poi latinizzato, dei corpi dell’esercito romano costituiti da guerrieri celti. Poi esteso ai corpi costituiti da barbari di ogni provenienza: ai romani piaceva dipingersi come i soldati più ordinati e disciplinati al mondo e contrapponevano al loro esercito, il generico caterva, con una connotazione dispregiativa.  A sottolineare il disordine dei barbari. In realtà, da alcune cronache, sappiamo che i celti si dimostrarono piuttosto ordinati ed efficienti in alcune campagne nei Balcani.

catervaBaraonda

Restando in tema di disordine e confusione, Baraonda è un’altra parola abbastanza conosciuta ma dall’origine esotica e curiosa. Verrebbe dall’ebraico “Baruch-Adonai” -benedetto il signore- e si trova in tre diverse lingue europee: Barahunda in spagnolo, barafunda in portoghese, baragunna in siciliano. Probabilmente è nata dai cristiani locali che sentivano i fedeli ebrei pregare ripetendo spesso questa formula. Non capendola la consideravano solo “chiasso”, “vociare molesto di molte persone”, l’hanno stropicciata un po’, resa un’onomatopea.

 Arzigogolato

Ora spostiamoci su parole via via più strane e magari arzigogolate… arziché? -gogolate… no non ho detto googlate, se non la conoscete ve la spiego subito: arzigogolato significa complesso, artificioso e deriva da arzigogolo. Inizialmente si utilizzava solo per parole o frasi complesse e contorte, poi è passato a descrivere anche altro. Ragionamenti, procedimenti, ecc: formato da arci– prefisso che dà forza superlativa, e gogolo, che è un’accorciatura di girigogolo, a sua volta allungamento di girigoro, o ghirigoro: abbellimento, intrecciatura di linee, ecc.

Insomma prendete un ghirigoro, allungatelo, poi riaccorciatelo, metteteci davanti arci, agitate un poco ed ecco “arzigogolato”: una parola che pare nata solo per descrivere il percorso stesso che l’ha creata!

Gaglioffo

E quindi quali sono queste parole arzigogolate e curiose? Beh, ad esempio gaglioffo, cioè buono a nulla, balordo o pezzente e ormai non molto utilizzata nonostante il suono buffo, che trovo la renda molto adatta ad apostrofare qualcuno che vogliamo prendere in giro perché buono a nulla, goffo, ecc. In più è misteriosa: non sappiamo davvero la sua etimologia: forse dall’unione di gagliardo e goffo, da una storpiatura di Califfo o magari da gallofa, termine spagnolo che indicava un certo tipo di pane, che rimanda quindi al mendicante.

catervaGranciporro

Non mi arrischio a indovinare l’etimologia giusta, non vorrei prendere un granciporro… cioè un granchio: proprio come nell’italiano moderno, ossia nel senso di crostaceo e anche di errore, svista. Ma perché una parola così lunga se significa la stessa cosa? È quasi il doppio di granchio… beh, perché è effettivamente il doppio, cioè sono due crostacei: il granchio e il paguro, che in veneto, in cui la parola è nata, sono granso e poro. La parola gransiporo, dal suono spiccatamente veneto, è stata italianizzata in granciporro.

Potremmo recuperarla distinguendo gli errori per gravità: piccola svista? Dirò che ho preso un granchio, un solo crostaceo; l’ho fatta grossa? Granciporro, crostaceo doppio!

Per oggi è tutto, qualcuno potrebbe pensare che appunto io abbia preso un granciporro: “ok il disordine, ma questa non è una “caterva” di parole, ne hai dette solo 4!”.

Vero, perché l’appuntamento è alla settimana prossima, col resto della caterva!

Written by: Emiliano Venanzini

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