12 Novembre.
Questa è la data della serena ma lacerante dipartita del fumettista, direttore editoriale, produttore cinematografico e televisivo statunitense Stanley Martin Lieber, noto a tutti sotto lo pseudonimo di Stan Lee, alla veneranda età di 95 anni.
Da sempre, il compito più importante di un buon redattore è quello di informare in maniera quanto più oggettiva possibile i lettori, ripudiando l’utilizzo della prima persona singolare come se si rischiasse di commettere il più atroce dei peccati capitali ed evitando a qualunque costo di sbilanciarsi nel trattare l’argomento prescelto.
Ora, però, per la prima volta non ci riesco.
Con la consapevolezza che questa audace iniziativa potrebbe portare i miei amici e “colleghi” a disapprovare il mio lavoro, dedicherò a Stan Lee un articolo improntato sul ricordo affettuoso di una figura a me cara, senza avere paura che i miei sentimenti possano in qualche modo intaccarne l’integrità.
Quest’uomo ha rappresentato e rappresenta ancora per milioni di persone il padre (che, con gli anni, è diventato sempre più simile ad un dolce nonno) di qualcosa di immenso: con un’intraprendenza senza eguali ed il sorriso sempre sulle labbra, l’ometto dai baffi candidi e gli inconfondibili occhiali da sole perennemente inforcati protagonista di questo testo, ha dato vita ad un articolatissimo impero fumettistico e successivamente anche cinematografico, donando un ventaglio di ineguagliabili emozioni a grandi e piccini che –osservando col fiato sospeso quelle tutine colorate sfrecciare nel cielo e confrontandosi con la forza interiore di decine di imperfetti, meravigliosi supereroi- hanno riempito ad ogni uscita al cinema o in fumetteria i propri occhi di nuovi modelli da seguire, esempi di forza e al contempo di grande vicinanza con le debolezze che noi comuni mortali spesso ci troviamo a fronteggiare.
Il minimo che possa fare, quindi, è concedere ora a Stan Lee un piccolo cameo (caratteristica per cui il suo volto è diventato noto ai più, comparendo in ogni singolo film del Marvel Cinematic Universe) all’interno di questo sito, ricordando brevemente il sentiero di vita da lui percorso, senza ridurlo a sterile commemorazione scritta.
Nato da genitori ebrei di origine romena a New York nel lontano 28 Dicembre del 1922, Stan Lee non è mai stato con le mani in mano: risale, infatti, agli anni dell’adolescenza il suo primo e determinante impiego come semplice addetto alle copie per Martin Goodman presso la Timely Comics, azienda che qualche tempo dopo avrebbe assunto il nome di Marvel Comics.
Negli anni ’40, il cursus honorum del giovane Stan Lee è solo agli inizi: a seguito di un periodo di “gavetta”, in cui il ragazzo pubblica diversi riempitivi su alcuni numeri della neonata casa fumettistica, la sua incredibile creatività viene premiata attraverso la promozione a scrittore prima e a sceneggiatore di interi fumetti poi, diventando a soli 17 anni il più giovane editor in quest’ambito.
Come ogni bella storia, anche quella di Stan Lee non è esente da imprevisti e momenti di incertezza: basti ricordare l’accusa di corruzione delle menti dei più giovani attraverso contenuti violenti o a sfondo sessuale lanciata dallo psichiatra Fredric Wertham e dal senatore Estes Kefauver, i momenti di insoddisfazione, i dissapori con il disegnatore e amico Jack Kirby.
Tornando ai momenti felici che hanno segnato la storia del padre della Marvel, bisogna fare qualche passo indietro nel tempo, intorno agli anni ’50 e ‘60, che vedono la nascita di un gruppo supereroistico tutto nuovo: dai Fantastici 4 ai membri fondatori degli Avengers Hulk, Thor, Iron Man e Captain America.
Giunti finalmente gli anni del successo, Stan Lee continua a cavalcare strenuamente l’onda, donando la vita a nuovi supereroi come Dottor Strange, gli X-Men e Spiderman.
Rinasce il cult dei supereroi sotto una luce tutta nuova, ricca di importanti novità ed accorgimenti mai pensati prima su carta, a partire da una inusitata attenzione verso il lato più “umano” di ciascun personaggio: “supereroi con superproblemi”, questa è la massima che l’editor amava usare per esprimere tale intento.
In concomitanza con il sempre maggiore spazio concesso al dialogo con gli appassionati, Stan Lee decide di puntare sempre più in alto.
Il resto è storia: collaborazioni, la nascita del MCU, conventions ed iniziative non hanno fatto altro che donare ulteriore lustro a questo coloratissimo, esplosivo universo.
Stan Lee, pur orientando il proprio sguardo verso il futuro, non ha mai detto addio al profumo pieno di promesse della carta stampata, continuando a partecipare attivamente alla miriade di aspetti che vi sono dietro alla realizzazione di ogni singolo fumetto, fino alla fine, fino ai suoi ultimi giorni.
Nonostante l’amaro in bocca che qualsiasi bella storia è inevitabilmente destinata a lasciare quando giunge alla sua conclusione, la memoria di Stan Lee vivrà eternamente, tra le pagine di fumetti polverosi, nei fotogrammi di decine di pellicole, nel sorriso di un bambino che scopre quanto Peter Parker sia, tolta maschera e calzamaglia, simile a lui, e non cesserà mai di ispirare milioni di persone in tutto il mondo.
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