Un tempo i piccoli nuclei familiari provvedevano al proprio sostentamento principalmente attraverso il lavoro agricolo, l’allevamento, la cura degli orti. Insomma, in poche parole, vivevano dei frutti della terra, la loro terra. Con il progredire delle tecnologie e l’ideale affievolirsi delle distanze tra gli esseri umani, questo modo di vivere è diventato un’eccezione, fino a quasi scomparire del tutto.
Eppure, la tendenza potrebbe ben presto invertirsi, grazie ad un nuovo modo di concepire i moduli abitativi e la loro funzionalità pensato dallo studio architettonico austriaco Precht, un modo di ideare la vita domestica che ci riavvicini al lavoro agricolo, senza per questo rinunciare ai comfort della modernità: sono le strutture modulari Farmhouse.
Ciò che rende speciali questi edifici in legno è riassumibile nella parola “autosufficienza”: studiati per un ritorno ad uno stile di vita sostenibile, i grattacieli Farmhouse saranno la chiave per ricollegare architettura e agricoltura attraverso una struttura veloce da costruire a prezzo di un esiguo impatto ambientale, un rivestimento esterno adatto ad ospitare colture e alberi da frutto di ogni genere e persino una piccola fattoria al pianterreno per rivendere le eccedenze e sostenere così l’intera catena dell’autoproduzione. Ovviamente, il concime per nutrire le piante verrà ottenuto attraverso un sapiente riutilizzo delle acque reflue, di quelle piovane e dei rifiuti organici dei condomini.
Con pochi accorgimenti e l’irrinunciabile aiuto dell’innovazione, insomma, si potrebbe ben presto arrivare ad un importante punto di svolta nell’annosa questione della crescente richiesta di cibo a livello mondiale e dei problemi che ne conseguono.
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