Si è concluso ieri il prestigioso Eurovision Song Contest, l’evento più seguito della categoria a livello mondiale e quest’anno situato nella scintillante Tel Aviv. Ora che i giochi sono fatti e le votazioni sono terminate, tiriamo le somme di questa edizione che, anche mettendo per un momento da parte la classifica, è stata costellata di non pochi momenti degni di nota.
Innanzitutto, è doveroso dare un nome e un cognome ai cantanti che si sono distinti sul palco: il primo classificato, con un punteggio finale di 492 punti, è stato l’olandese Duncan Laurence con la sua “Arcade”. Ma la soddisfazione è stata grande anche per il nostro compatriota Mahmood, che con il brano che l’ha portato alla vittoria al Festival di Sanremo, “Soldi”, ha conquistato un punteggio inimmaginabile, se si considera la scelta di portare su un palco internazionale una canzone in italiano, vale a dire 465 punti.
Insomma, ci abbiamo creduto fino alla fine alla possibilità di vedere un talento in erba vincere un contest di così ampio respiro: ciononostante, pur tralasciando che quei 27 punti di differenza rappresentano un’inezia in un evento simile e che comunque il giovane cantante si sia aggiudicato assieme agli autori Dario Faini e Charlie Charles il prestigioso Marcel Bezençon Award per la migliore composizione, quello che forse è ha rappresentato la vera vittoria e motivo di soddisfazione è stato vedere migliaia di persone (artisti inclusi!) di ogni nazionalità, colore della pelle, credo politico o religioso, conquistate dal ritmo trascinante di questo brano, battere le mani al momento giusto, dimentichi per un momento di qualunque presunto muro tra individui culturalmente diversi.
Per quanto riguarda gli altri riconoscimenti, il premio della stampa è stato vinto dall’Olanda, mentre l’Artistic Award è stato assegnato all’Australia.
Ma l’Eurovision Song Contest non è solo premi e classifiche: altrettanto chiacchierata è stata la presenza di Madonna, una delle voci che hanno fatto la storia e rivoluzionato il mondo della musica, in veste di ospite d’onore all’Expo Center nella serata finale.
C’è inoltre da dire che, nonostante l’apparenza, le luci, l’ambiente, le coreografie, l’orecchiabilità di alcune canzoni, suggeriscano che questo evento sia all’insegna dell’esaltazione della forma a scapito del contenuto, questa edizione è stata segnata da momenti che hanno significativamente smentito questa impressione: come l’abbraccio dei due ballerini ammantati dalla bandiera israelita e palestinese durante la performance di Madonna, o la denuncia alla “vendita di menzogne di oggi attraverso la rete che crea gli odiatori di mestiere”, nodo centrale del brano degli Hatari, “Hatrið mun sigra”.
Ed è forse proprio per tutte le emozioni trasmesse quest’anno a milioni di persone con il sostegno di un palco e di un microfono che si incomincia a parlare di una trasposizione del contest in nordamerica. Come ha dichiarato il produttore svedese Peter Settman, che si sta incaricando di organizzare il tutto:
Al di fuori degli sport, l’Eurovision Song Contest è il più grande programma televisivo sulla Terra. Non vediamo l’ora di presentare questa meravigliosa competizione al più grande mercato televisivo del mondo e questo è il momento perfetto per portare questo spettacolo emozionante al di là dell’Atlantico».
Peter Settman
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