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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “It’s My Life” – Bon Jovi
La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri.
Questa frase di Oscar Wilde mi fa pensare a Saman Abbas -Sì, inizio così, a bomba-.
Non so quanti di voi ricordano i suo nome, per cui vi racconto io di lei.
Aveva diciotto anni e il coraggio di andare contro chi le imponeva una vita non sua.
Come? Si è rifiutata di sposare la persona scelta dai genitori in un matrimonio combinato e ha lasciato casa. – Scusate, mi correggo: ha lasciato casa dei genitori.-
Intenzionata a sposare un ragazzo ventunenne di cui era innamorata, ma non era accettato dalla famiglia di lei. Riceveva minacce di morte così Saman torna in quel luogo per recuperare i documenti dai genitori, lasciando la casa protetta dove viveva.
Le dinamiche all’interno di quelle mura sono per lo più ignote: la diciottenne resta in quella casa più tempo del previsto e ad un certo punto confessa alla polizia che era venuta a controllare alcuni dei suoi dubbi. Quando gli agenti tornano per portarla al sicuro, la ragazza non c’è più.
È quindi dal 29 aprile che le ricerche della giovane continuano imperterrite, mentre i sospetti verso alcuni membri della famiglia -tra cui quello che lo zio l’abbia strangolata- si fanno sempre più presenti.
In alcune versioni o dichiarazioni, sembra quasi che questa vicenda venga messa da parte a causa della religione delle persone coinvolte: l’Islam. Con un atteggiamento che sprizza da ogni poro “eh ma sono islamici. Sai che… [inserire stereotipo]“.
Questo è sbagliato. I fatti accaduti sono un episodio di femminicidio e nessuna religione -o qualsiasi altra cosa- può scusare o attenuare ciò.
La mia opinione viene condivisa anche da Yessine Lafram – o forse sono io che condivido la sua, di opinione?-, guida dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii), in un’intervista all’AGI:
Saman era una ragazza messa in pericolo dalle persone che più le dovevano voler bene, la sua famiglia. Stare seduti a scervellarsi per capire chi incolpare da un punto di vista sociale, è tempo perso. Adesso bisogna riuscire a migliorare per proteggere chi ancora può essere protetto.
La pensate anche voi così?
Written by: Aurora Vendittelli
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