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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ”Everyone Is Gay” – A Great Big World
Siamo praticamente giunti alla fine del Pride Month: due/tre giorni e giugno finisce. – E io che in questo periodo non ho fatto nulla… (Caro professore qualsiasi che stai leggendo questo articolo, per favore, dimentica l’ultima frase. Grazie.)-
E con la fine del mese arriva anche il Pride della capitale, Roma, che si svolge proprio nei giorni di Stonewall. Oggi vorrei raccontarvi dei questo.
L’evento è iniziato alle 17 del 26 giugno, ma già dalle 11 di mattina c’erano ragazzi con vestiti e bandiere dai colori molto molto –aiutatemi a scrivere molto– accesi a girare nei dintorni di Termini e di Piazza Vittorio Emanuele II.
Il Pride non è solo una manifestazione. La prima volta che una persona lgbt partecipa ad un Pride è molto probabile che pianga milioni di lacrime.
L’atmosfera era gioiosa e vivace, leggera, e la gente carica di emozioni positive. Anche senza l’aiuto dei carri che generalmente accompagnano la marcia, la gente si muoveva volentieri.
Prima delle 17 a Piazza Vittorio Emanuele c’erano tantissime persone che piano piano si sono radunate dalle 14 in poi, piccoli gruppetti entravano e si sedevano da una parte, aspettando l’ora. Poi qualcuno si alzava, per fare una passeggiata o perché attirato da qualcun altro, e si faceva amicizia o ci si truccava.
I gruppi si univano e rompevano, in una totale tranquillità perchè lì, su quelle aiuole su cui teoricamente non ci si doveva sedere, ci si sentiva a casa. Nessuno aveva pregiudizi o parole scortesi. Sconosciuti si abbracciavano con affetto nemmeno fossero migliori amici.. tutto perché si sentivano liberi.
Nei cancelli di Piazza Vittorio Emanuele, adolescenti e adulti si sentivano a casa, tra persone affini, non si sentivano giudicati e schiacciati da società che solo fingeva di accettarli. Non vi era la paura di dire ‘sono trans’ o ‘sono gay’, i pronomi venivano rispettati, così come i nomi scelti.
Ovviamente però non mancavano le proteste sull’attualità: mentre la marcia partiva – tantissime persone con una sola destinazione: Piazza della Repubblica– si potevano leggere cartelli, alcuni che criticavano la recente intromissione del Vaticano e incitavano per l’approvazione del DDL Zan. Uno di questi cartelli recitava così:
“Ama il prossimo tuo come te stesso”
(Ma non se è fro**o)
Una freccia –dire frecciatina sarebbe troppo poco– alla Chiesa cattolica: uno dei suoi principi è amare gli altri indistintamente, eppure ciò non si applica alle persone lgbt. – E a tante altre.-
C’erano giornalisti che intervistavano i partecipanti e chiedevano le solite cose: ‘Perché c’è bisogno di così tante etichette?‘, ‘Non va tutto contro l’uguaglianza che volete?‘ ecc ecc.. chi più ne ha, più ne metta. A me sono sembrate cose scontate; ci sono tantissime opinioni su questo, tantissime voci che dicono come la pensano…ma alla fine nessuna riesce a farsi sentire più delle altre.
Chiedere ciò è inutile: le domande non variano e la fine di tutte queste etichette arriverà quando veramente eterosessualità e lgbt saranno allo stesso livello. Ma così ora non è. Ed è anche per questo che ho visto moltissime persone evitare e scappare alla vista dei giornalisti: essere intervistati avrebbe forse risolto qualcosa in quel momento?
Onestamente non so quanto le interviste abbiano funzionato. Le persone hanno portato casse e stereo da cui far suonare a tutto volume le canzoni lgbt durante tutta la marcia del Pride e le voci si sovrapponevano unendosi in un caotico coro.
La fine dell’evento è arrivato a differenti orari: c’è chi è tornato a casa appena arrivato a Piazza della Repubblica e chi invece ha passato ore ha festeggiare. Dipende tutto dai punti di vista.
Written by: Aurora Vendittelli
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