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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Ma che bella città” – Edoardo Bennato
Vi ricordate di Kevalin?
Non sentitevi in colpa: anche io avrei dimenticato della sua esistenza se non mi avesse periodicamente mandato foto da posti fantastici, rifiutandosi, però, di raccontarmi qualcosa. -Sì, sono un amico pessimo. Comunque, la nostra chat degli ultimi mesi era composta da foto. E basta. Non credo ci siamo nemmeno scambiati gli auguri…-.
Comunque, come regalo di Natale -in ritardo– quel vagabondo ha deciso di rompere di suo mutismo -sto ancora cercando di ricordare cosa avevo fatto per farlo arrabbiare- per raccontarmi della sua breve avventura a Palermo. Perché, ovviamente, di tutti i posti che mi poteva raccontare, ne ha scelto uno in Italia. Onestamente non lo capisco, ma credo che non ci riesca nemmeno lui.
Prima di andare a Palermo, e questo è un consiglio spassionato, ripassatevi qualcosa sull’arte bizantina, perché visitando la città e, quindi, le chiese, avrete una probabilità del 95% di incontrare dei mosaici in quello stile. Per completare il grafico a torta: il restante 4,9% è composto da arte barocca con influenza araba e il povero e solo 0,1% è l’intoccata architettura arabo-normanna del Mille e cento.
Adesso, passiamo al mio problematico amico, che, leggendo questo articolo, si sarà offeso perché l’ho nominato troppo poco. –Mi contatta perché ha bisogno di attenzioni e mi ricatta per ottenerle. È una persona veramente perfida. Per questo siamo amici.- Essendo Kev una persona ridicolmente fortunata, è riuscito a trovare un posto dove dormire vicino a Via Maqueda, la via principale del centro della città. A quanto pare era affollatissima, ma altrettanto piena di bancarelle e posti dove magiare street food.
Il primo giorno ha deciso di andare un po’ a zonzo, entrando in tantissime Chiese –perché, si sa, una buona parte dell’identità del Sud Italia è composta da pesce fritto, mare e Chiese.– Passando per i Quattro Canti, che sono la versione freeboter delle Quattro Fontane di Roma, si è infilato nella Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, facendo un’incredibile scoperta –vi giuro, io non ci credevo-: per visitare la maggior parte delle chiese, a Palermo, bisogna pagare. E ti fanno pure gli sconti se gli mostri che ne hai visitate altre!
Tirandoci fuori dal business del Vaticano, qui Kev ha fatto la conoscenza del Barocco arabo che, devo dire, non vi saprei descrivere. Sulla stessa strada è incappato anche nella Chiesa del Santissimo Salvatore che è allestita come se fosse un teatro.
“Appena entrato, ho pensato che mi avessero fregato: sembra un teatro, non una chiesa!”
– Kevalin e le sue solite esagerazioni
Ma si è lasciato anche tentare dalla possibilità di salire sul tetto e vedere Palermo dall’alto, anche se l’ha un po’ rimpianto le due volte che ha incontrato la poco rassicurante scala a chiocciola. Dopo essere sceso e aver combattuto la tentazione del negozio di patatine fritte proprio davanti alla Chiesa-teatro, ha continuato il suo viaggio, un po’ di corsa perché era in ritardo, per la visita alla Cappella Palatina.
Vi giuro che me l’ha descritta lui stesso come la cosa più bizantina che avesse mai visto, non sono io che sto esagerando. E già che era nell’edificio, dopo che ha passato ore ad analizzare ogni mosaico sulla narrazione della genesi e ogni angolo del soffitto ligneo e ogni pietruzza del pavimento, ha visitato pure il Palazzo dei Normanni. Che con alcune stanze barocche, altre ispirate alle pitture ritrovate a Pompei, sale dalle volte bizantine e con torri medievalissime, ha confuso non poco il nostro Kev. Infine, visto che di scale ne aveva fatte troppo poche per i suoi gusti, si è infilato anche nella Cattedrale, visitando la sala del tesoro -che, come sempre, ci ricorda la sobrietà che per secoli ha caratterizzato la Chiesa Cattolica- e il tetto. Credo che a un certo punto abbia iniziato a farle a gattoni, quelle altissime e claustrofobiche scale a chiocciola, ma non lo ammetterebbe mai.
Il giorno dopo ha, ovviamente, deciso di andare nella parte opposta della città, anche se ha comunque deciso di prendere i Quattro Canti come punto di riferimento. Proprio a due passi da lì, superando la Fontana della Vergogna -l’hanno chiamata così perché la maggior parte delle statue sono nude. A Palermo la gente è strana– , c’è un complesso di tre chiese che sarà il motivo principale per cui io, prima o poi, salirò su un aereo e andrò a Palermo.
La prima è San Cataldo, una chiesa arabo-normanna molto piccola, ma credo che Kevalin abbia esagerato con le descrizioni, perché non può essere così piccola. Comunque, ha tre cupole rosse a forma di palla e le uniche decorazioni, solo quelle delle forme curve dei mosaici sul pavimento.
La seconda, attaccata a questa, è Santa Maria degli Ammiragli, per gli amici La Martorana. Onestamente faccio fatica ad immaginarmela, perché non ha uno stile unico: l’ingresso e l’abside sono barocchi, poi ha la parte centrale bizantina e il pavimento con decorazioni arabe e le pareti sono in nuda roccia. Come, questo accrocco di stili, può formare una Chiesa? Qualcuno me lo spieghi, per favore. Ma a questo mondo, tutto è possibile e questo mi è già stato dimostrato.
E poi c’è Santa Caterina d’Alessandria, totalmente Barocca ed enorme. Qui, Kev è salito sul suo terzo balcone panoramico, scoprendo come è effettivamente fatto il tetto di una Chiesa, perché è passato nel sottotetto. E, visto che non poteva non farmi rodere il fegato un altro po’, mi ha anche descritto il buonissimo cannolo che si è mangiato nella dolceria annessa al chiostro.
So che può sembrare che a Palermo ci siano solo luoghi di culto e, onestamente, sembrava anche a me, fino a quando la musica è cambiata: si è fatto un giro al mercato della Vucceria –uno dei tre della città-, mangiandosi tantissimo pesce fritto e poi basta chiese. Kevalin poi si fa una bella passeggiata per digerire il Mar Mediterraneo nel suo stomaco –che scusa poco credibile-, fino ad arrivare a Piazza della Marina e farsi un bel giro turistico nelle celle dell’Inquisizione spagnola a Stira. -Mi ha corretto quindici volte, perché continuavo a chiamarlo “Palazzo Stira”.- E poi, visto che c’è, arriva fino a Palazzo Abatellis, ammirando tutte le opere d’arte in mostra. La più famosa l’avrete vista nei libri di storia dell’arte: L’Annunziata di Antonello da Messina. E poi… niente: si è fatta sera e non ha visitato altro.
Terzo e ultimo giorno di notizie da Palermo: Monreale. È un paesino da cui si vede tutta la città siciliana e, a proposito di questo, c’è proprio un affaccio che lo permette, ma Kev consiglia di andare alla Chiesa delle Croci, però dovete prepararvi ad una bella salita. Comunque, la cosa a cui Monreale deve la sua fama è l’enorme Duomo Bizantino nella piazza principale.
Mezza giornata per la visita può bastare, non preoccupatevi del poco tempo. Comunque vorrei dirvi altro, ma dopo avermi mandato le foto, Kevalin ha deciso che si era fatto perdonare per l’assenza e ha deciso di sparire. Di nuovo. Prima o poi mi infilo nella sua valigia e lo seguo.
Written by: Aurora Vendittelli
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