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Musica

Tre, due, uno… Zero! I settant’anni di Renato Zero

today30 Settembre 2020

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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “La Favola Mia” – Renato Zero

Sei uno zero”: così si rivolgevano a Renato Fiacchini quando cominciava ad esibirsi le prime volte in alcuni locali romani. Una frase ripetuta tante volte, che se voleva demoralizzare ha invece dato l’ispirazione per un nome d’arte d’eccellenza. Da questo comincia Renato Zero, nato il 30 settembre 1950. Questo è stato il suo punto di forza: zero come inizio, zero come partenza per una favola, quella di ognuno di noi, della sua.

Di madre infermiera, padre poliziotto e circondato da una famiglia numerosa e amorevole, Renato cresce in un ambiente sereno, che gli trasmette sani e forti principi. Lascia la scuola e si dedica solo allo spettacolo. I primi passi al Piper di Roma, discoteca diventata nel tempo trampolino di lancio per gli artisti italiani tra gli anni Sessanta e Settanta. Lì incontra Patty Pravo, Mia Martini e la sorella Loredana Bertè, l’inizio di un’amicizia durata molti anni. E soprattutto Renzo Arbore, che lo aiuterà con i primi ingaggi. L’ingresso nel mondo della musica è complicato, e lui lo sa, fin da giovanissimo. La sua formazione è molto varia, dal ballo a comparse in caroselli e film, senza limiti la sua fame di esperienza.

Forse è questa sua incredibile voglia di fare che l’ha reso così intraprendente. Il successo non arriva presto, eppure lui non si ferma mai. Nel 1973 esce il suo primo album, No, Mamma, no!, e, fino ad oggi, di strada ne ha fatta. Vanta una vastissima discografia -più di cinquecento canzoni- e ciò che lo ha reso determinante per lo scenario musicale italiano è la sua appartenenza al glam rock. Infatti nella storia della musica abbiamo più esempi di questa corrente, tra Marc Bolan dei T-Rex e David Bowie, ma in Italia lui è il più importante. Tra paillettes e piume, un trucco pesante e movenze ricercate, Zero ha rivoluzionato la concezione del cantante del pubblico italiano.

Tutta l’attenzione rivolta ai suoi abiti, alla sua gestualità permette ai testi delle sue canzoni di essere ascoltati minuziosamente, parola per parola. E che parole, che testi. Canzoni indimenticabili in cui ha affrontato temi anche delicati. Se Il Triangolo è un inno alla promiscuità, L’Altra Bianca racconta la droga e come può rovinare un uomo. Poi ancora pedofilia, amore, emarginati e incomunicabilità sono i protagonisti. Ma il materiale è incredibilmente vasto. Renato Zero ha dato voce a chi non ha voce, ha parlato e parla del “diverso” mettendo in evidenza il suo essere speciale.

E questo è solo uno dei tanti suoi pregi. Un innovatore, nella musica e nella sua immagine. Uno sperimentatore, che non ha mai smesso di andare… Più su. Nel corso della sua carriera ha donato al pubblico capolavori come Nei giardini che nessuno saI migliori anni della nostra vita, AmicoIl cielo. I suoi seguaci sono stati chiamati da lui stesso “sorcini”, dopo averli visti accalcarsi attorno a lui. Le sue maschere continuamente messe e dismesse lo aiutano a esprimere la più autentica verità. Ed è stato ispiratore di molti, che hanno recepito il suo messaggio e ne hanno fatto tesoro.

Ha creato Zerolandia, un tentativo di etichetta indipendente, dentro al tendone di un circo. Ha dato spazio ai giovani con il progetto di Fonopoli. Dopotutto, lui è autore di una favola a cui molti puntano. Nella sua carriera ha incontrato molte difficoltà, addirittura il fallimento di vendere solo venti copie. Eppure ha continuato, creando quel personaggio eccentrico e determinato che ha fatto scalpore, ma anche innamorare.

Oggi compie settant’anni, oggi esce il primo dei suoi tre album di inediti, che compongono la raccolta Zerosettanta. Solo che questa è la terza parte del progetto, quasi a ricreare il conto alla rovescia che risuona ai suoi concerti. E allora, tutti insieme: Tre, Due, Uno… Zero!

Written by: Sara Claro

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