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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Trastevere” – Nino Manfredi
Ad Atene il teatro era di tutti. Pubblico, gratuito, frequentato e incoraggiato dallo Stato. Perché aveva una funzione importante. Non solo il fenomeno catartico attribuitogli in epoca classica da Aristotele ma soprattutto per il suo carattere di rito collettivo.
A teatro i cittadini si ritrovavano, conversavano e attraverso il pubblico spettacolo trovavano valori condivisi, un’identità comune.
E’ forse pensando a questa esperienza che quest’anno va in scena la seconda edizione di TRASTESTORIE (DE PIAZZA). Marco Zordan, direttore artistico della rassegna che andrà in scena dal 2 a 12 settembre, ai microfoni di voicebookradio.com ci racconta come questa seconda edizione sia molto diversa dalla prima.
“Tutto nasce dall’esperienza del Teatro Trastevere, dove l’anno scorso si è svolta la prima edizione. C’era la volontà di raccontare il territorio, le sue storie, di farlo vivere attraverso il palco. Causa pandemia questo è cambiato e abbiamo deciso di portarlo in piazza.
Ed abbiamo scoperto che è un valore aggiunto! Il fatto di portarlo sulla strada, in una piazza dove storicamente il carattere di Trastevere e di Roma si manifesta, non solo per il lavoro delle associazioni solidali che vi operano, con cui collaboriamo e a cui andrà il ricavato, ad offerta libera –perché per lo spettatore gli spettacoli sono gratuiti– ma anche perché è un luogo vivo, una delle anime del rione. E noi quell’anima vogliamo raccontare e far riscoprire, fuggendo da quella commercializzazione turistica che un po’ la banalizza e la sminuisce. Ma attraverso le storie. Non “Er piatto de pasta, er Rugantino”… In Trastestorie scopri molto di più”.
Un luogo, il suo spirito autentico, umano, universale. E lo si scopre, oltre ascoltando il podcast dell’intervista completa a questo link, attraverso la scelta dei testi. Varia, di diverso genere e livello, ma da cui si possono scorgere temi concreti, di vita quotidiana, con i suoi pregi e difetti. Vera. Attuali senza trascurare uno sguardo al passato.
Teatro popolare?
“Non so cosa intendi. Si usa un po’ troppo spesso questo termine senza capirne il senso profondo. – Risponde Gabriele Manili, uno dei tanti ottimi autori e interpreti presenti in rassegna con due spettacoli, poi scherza – Se ti riferisci ad un genere in particolare, non credo. Se ti riferisci al contatto diretto con il pubblico è addirittura superiore, qua je ‘mboccamo proprio a casa!
E’ difficile che non si generi l’atmosfera che la rassegna vuole creare. Soprattutto in un momento storico dove si cerca la condivisione. Quella tattile quasi. E questo vale tanto per gli artisti quanto per lo spettatore. A Trastestorie sarà un’emozione incredibile.
Condivisione, storie.
“La storia, ogni storia, nasce quando ci sono un corpo e una mente che si preparano all’ascolto”.
Dacia Maraini
Written by: Andrea Famà
tempo di lettura 2 minuti
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