Tre anni di vita in un letto d’ospedale con un ago nel braccino, senza mai provare il sapore dolce e delicato di un sorso di latte, il gusto croccante e salato di un cracker, o quello asprognolo ma vivace di uno spicchio d’arancia: sono questi i tristi preamboli dei primi passi dell’esistenza di una piccolina nata con una malformazione congenita, l’atresia esofagea di tipo I.
Con un tratto in meno così fondamentale tra quelli che costituiscono il tubo digerente, la piccola, operata a soli due mesi a Milano, era stata costretta a rimbalzare per anni da un’ospedale all’altro, con un problema che invece che risolversi, sembrava complicarsi sempre di più: quella prima operazione fatta, infatti, aveva dato come conseguenza una stenosi esofagea, ossia un restringimento di natura cicatriziale della zona, un impedimento all’introduzione di cibo via bocca che sembrava irrisolvibile.
Inutile dire come l’assunzione di nutrimento per via esclusivamente endovenosa nei cruciali anni della crescita fisica e mentale le abbia comportato seri problemi allo sviluppo.
Con il passare del tempo, i medici hanno compreso che una bambina di tre anni non avrebbe potuto avere un tenore di vita accettabile, se le cose fossero rimaste invariate: di qui il trasporto presso l’ospedale di Torino, dove il lavoro di medici tra cui svettano Fabrizio Gennari, Renato Romagnoli e Dario Reggi, ha dato frutti insperati.
Optando per la più delicata asportazione del tratto cicatriziale, ricostruito utilizzando esclusivamente tessuto esofageo, anziché sostituirlo con una piccola parte di stomaco o intestino, come più da routine si usa fare in questo tipo di interventi, il miracolo è avvenuto.
La bimba, dopo più di un mese di decorso postoperatorio presso la Rianimazione pediatrica, ha finalmente potuto mangiare per la prima volta. O meglio, ha potuto assaporare qualcosina per la prima volta, visto che l’introduzione alimentare attraverso un nuovo esofago è un processo molto graduale, ma di certo varrà un altro po’ di pazienza, e certamente la farà sentire più vivace e soddisfatta che mai di ogni piccola scoperta che farà.
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