In un mercato sempre più competitivo, si lavora su qualità e innovazione
Stando al quadro prospettato da Aidepi (Associazione Industrie del Dolce e della Pasta Italiane), nell’ultimo anno si è assistito ad un aumento che oscilla tra il 12% e il 18% lungo tutto lo Stivale del consumo di pasta non tradizionale, vale a dire di kamut, farro, senza glutine, biologica o integrale.
Come è possibile un simile boom in così poco tempo, soprattutto se si considera il massiccio consumo di carboidrati propriamente detti tipico del nostro Paese, dove un italiano medio assume pasta 5 giorni su 7?
La risposta è semplice e duplice: se da un lato è innegabile che negli ultimi tempi sia emersa molto la tematica di un’alimentazione improntata sulla consapevolezza e la salute personale, fatto che sta progressivamente cambiando alcune abitudini in tutto il mondo, dall’altro i pastai italiani hanno deciso di cogliere la palla al balzo, investendo la cifra di 500 milioni di euro in innovazione.
Il risultato è dunque una maggiore offerta nel settore delle paste speciali in perfetto accordo con la crescente domanda da parte dei consumatori che si stanno rivelando sempre più aperti ad una dieta sana e controllata, senza per questo dover rinunciare al gusto inconfondibile della pasta all’italiana.
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