Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Hey You (Live in Berlin)” – Roger Waters, Paul Carrack
Trent’anni fa una promessa venne portata a termine. Roger Waters allestì un palco tra Potsdamer Platz e la porta di Brandeburgo per mettere in scena uno dei concerti più simbolici della storia del rock.
Un anno prima aveva dichiarato in un’intervista che avrebbe eseguito The Wall dal vivo solo dopo il crollo del muro di Berlino. Sarebbe stato ipocrita cantare la sconfitta dell’isolamento umano in un mondo separato.
L’impresa avrebbe coinvolto ospiti d’eccezione, tra cui Peter Gabriel, Joe Cocker e Bruce Springsteen. Nessuno di loro diede la disponibilità: la line-up finale comprese in ogni caso artisti del calibro di Bryan Adams, Cindy Lauper, Scorpions e tanti altri. Su un pubblico iniziale previsto di 250.000 persone se ne registrarono 350.000 e il concerto venne trasmesso in 52 paesi.
La scenografia ambiziosa trasformò un album cupo in una grande festa: il muro che divideva Pink dalla realtà era diventato il muro di Berlino caduto pochi mesi prima, e quella sera tutto sembrava possibile. La musica segnò ancora una volta la speranza di costruire un mondo nuovo che includesse i sogni di chi aveva cercato la libertà in un salto del vuoto.
La domanda della rockstar impazzita ”Is There Anybody Out There?” quel giorno aveva trovato la sua risposta nel coro di migliaia di persone pronte a rinascere dalle ceneri di un’era finita.
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