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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “I’m waiting for the man” – The Velvet Underground
Oggi con voicebookradio.com faremo un viaggio oltreoceano all’epoca in cui le banane più celebri della terra incontrarono Lou Reed.
Circoli underground nascono e prolificano sotto la spinta di un fermento creativo privo di precedenti. Dai bassifondi emergono con prepotenza fusioni e contaminazioni, intrecci di sonorità che risalgono e si impongono. Non possono essere ignorati. Sembra che siano gli stessi territori artistici a chiedere di essere reinventati.
L’allora studente universitario Lou Reed e l’acerbo compositore gallese John Cale si incontrano: entrambi interessati alla sperimentazione iniziano ad intendersi ed, insieme, a sondare il terreno delle possibilità. L’opera di scoperta e di assemblaggio prende vita. Durante questi primi approcci vengono composti alcuni dei pezzi che rientreranno nel futuro repertorio della band.
In poco tempo il duo coinvolge altri compagni che portano ulteriori elementi di riconoscibilità nelle sonorità del gruppo. Lo stile essenziale abbandona i virtuosismi per concentrarsi su percussioni di cassa dagli echi tribali.
La scelta del nome, a detta dello stesso Lou Reed, fu perfettamente in accordo con le suggestioni che evocavano le prime composizioni. Sembrava richiamare il cinema underground.
Nel ’65 arrivano i primi live nei locali e una sera, casualmente, tra il pubblico del Café Bizarre arrivano due frequentatori di spicco della Factory di Andy Warhol, che insistono affinché il maestro li conosca.
L’iconica copertina con una banana di plastica gialla è scolpita nell’immaginario collettivo della musica, ma chi pensa che in essa si esaurisca la collaborazione tra la band ed il controverso uomo-simbolo della Pop art, si perde una gran bella parte della storia.
The Velvet Underground & Nico, del 1967, è la pietra miliare di tutto quell’immenso mondo post-rock che venne dopo: ad opinione di molti segnò il passo della new wave, del noise, dell’alternative rock.
Insieme all’entourage della Factory, già dal ’66 i Velvet Underground danno forma ad un eclettico e trasgressivo show che non somiglia a nulla di precedente. Proiezioni di cortometraggi sonorizzati, performance di danza e musica si fondono nell’Exploding Plastic Inevitable Show. https://www.youtube.com/watch?v=HsR4ghMfq0U
Arriva nella band la voce penetrante di Nico che si fonde alla perfezione con i ritmi ossessivi, spesso sfocianti in rumorismo e dissonanze, molto distintive del gruppo.
I temi sono controversi ed in forte controtendenza rispetto al periodo: alienazione urbana, tossicodipendenza, perversioni sessuali e solitaria introspezione viaggiano su sound dalle suggestioni sinistre.
Undici pezzi striscianti ed evocativi, il cui finale tocco di provocazione è dato dalla trovata grafica. Un allusivo frutto rosa compare tirando via l’adesivo recante l’istruzione “Peel it slowly and see”.
Written by: Arianna Cerone
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