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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Snow on the Beach” – Taylor Swift ft. Lana Del Rey
Il trionfo di Taylor Swift col suo ultimo album Midnights ormai non è più un mistero per nessuno.
Già dal primissimo annuncio trapelarono una serie infinita di pseudo notizie, rumors e ipotesi sul web. Risultato? L’aumento esponenziale dell’hype che era già alle stelle. L’unico filo comune era il fatto che l’album si sarebbe rivelato una grande sperimentazione dell’artista, qualcosa di nuovo, di evoluto, grazie anche alla collaborazione con Lana Del Rey. Ma siamo proprio sicuro che il disco abbia queste caratteristiche?
Sembrava essere un’utopia, eppure la bionda Taylor ha espresso in tante occasioni la sua ammirazione nei confronti della collega. I desideri dei fan sono stati esauditi e Snow On The Beach è il risultato di questo binomio tanto atteso.
Ma forse c’è qualcosa che non va nella canzone… ve ne siete accorti anche voi? La risposta è semplice: Lana non si sente. Pur avendo prestato la sua voce nel ritornello del brano in qualità di corista si avverte a malapena. Segno, forse, che le due voci delle non sono compatibili? O forse non sono compatibili le loro carriere.
Il loro stile è senza dubbio differente, come anche il loro modo di scrittura e soprattutto le loro intenzioni. Infatti la Swift è un “animale commerciale”, è sempre a caccia di record record, punta al successo anche mediatico, punta alla distinzione, punta alle vette. Lana, come vi abbiamo raccontato in un articolo di qualche tempo fa che potete leggere cliccando qui, non fa più parte di questo mondo. Fa musica prima per sè stessa e poi per gli altri. Sono due artiste agli antipodi.
Ma torniamo all’album dei record, Midnights. Un insider aveva paragonato alcune traccedel disco a quelle di Melodrama, album di Lorde uscito nel 2017.
D’altronde i due progetti musicali provengono dallo stesso genio artistico, Jack Antonoff, che quest’anno ha vinto il Grammy come Miglior Produttore. Sembra però che Jack stia mescolando alcuni sound già sperimentati inserendoli nei progetti musicali delle sue varie artiste.
Ad esempio il fill di batteria al minuto 2:36 della canzone che apre l’album di Taylor Swift Lavander Haze ricorda quello del brano Hard Feelings/Loveless, minuto 4:07. Non solo, anche Mastermind, la traccia 13 di Midnights, sembra essere un “sample” non dichiarato di Supercut, altro pezzo del disco di Lorde.
Il fatto è che, a voler essere onesti, Melodrama di Lorde è veramente un album sperimentale. Un mix di euforia e vertigine esistenziale espressa con elettropop. Se vuoi ballare sulla malinconia allora è l’album perfetto per te. Stessa cosa non si può dire, con tutto il rispetto, di Midnights.
Taylor, nonostante queste considerazioni, è comunque sempre stata supportata dai suoi “swifties”. Ecco spiegati in buona parte i numeri stellari del suo seguito e le vendite astronomiche di dischi e biglietti pr i suoi live. Lei è perfino arrivata a definirli come “la relazione sentimentale più lunga della sua vita”, ironizzando attorno al luogo comune dei media che la vuole “incapace” di tenersi stretti i fidanzati.
Un’illusione di intimità quella che è riuscita a vendere a milioni di persone che hanno con lei una relazione parasociale quasi tossica. Che si tratti di difenderla da attacchi mediatici, pubblicizzare i suoi progetti e organizzare la “disco Taylor” per celebrare l’artista. Per chi fosse interessato questo evento si terrà a Milano il 26 marzo.
“I’m a Mirrorball, I’ll show you every version of yourself tonight”.
Ciò che rende Taylor Swift un’artista è la sua versatilità. E’ capace di passare da un genere all’altro, dal country al pop, con leggerezza e pulizia. Con i dischi Folklore ed Evermore ha esplorato l’indie-folk e sono riconosciuti ad oggi come i suoi dischi più sperimentali che l’hanno poi portata all’alternative con Midnights, dove si incontrano tutte le sue precedenti influenze.
E qui torniamo all’incipit inziale. Chi sostiene che il nuovo album sia un progetto sperimentale tenga conto di questa cosa: se le tracce offrissero sounds del tutto nuovi grazie e una ricerca stilistica approfondita, allora potremmo definirlo tale. Ma, se ascoltiamo qualcosa che possiamo paragonare a vecchi brani già sentiti senza cogliere nulla di nuovo, forse qualcosa non torna…
Scritto da Elena Birocchi e Christian Inbrunnone
Written by: Redazione
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