Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ” When You Believe” – Whitney Houston, Mariah Carey
E’ giunto il momento che le buone forchette di tutta Italia aspettano da mesi: il Pranzo di Pasqua. Smaltiti, infatti, i chili e i ricordi del pranzo di Natale, quello di Pasqua, nella tradizione, è il secondo pranzo più importante dell’anno, e ognuno di noi desidera rendergli degnamente onore. Soprattutto in questo periodo.
Ma facciamo uno sforzo, proviamo a ritornare con l’immaginazione a un mondo in cui DPCM era l’acronimo di “Dopo Pasqua Ci Mettiamo a dieta”. Ma non oggi! E, visto che la pandemia ci tiene vincolati ai nostri focolari domestici, noi di voicebookradio.com abbiamo voluto sfruttare l’occasione per riscoprire le tradizioni che ci legano, viaggiare con la mente partendo proprio dalla tavola.
Come non mai, nel pranzo di Pasqua, ogni tradizione culinaria regionale si esprime in tutta la sua varietà. Tuttavia, ci sono degli elementi in comune che provengono dritti dritti dall’antichità. Ogni portata assume un significato storico e simbolico.
I Pani
Durante la Pesah, la Pasqua ebraica, la tradizione imponeva di consumare pane azzimo, un pane non fermentato che stava a simboleggiare la purezza, perché non contiene lievito, considerato impuro. C’è anche una ragione pratica. Nei rapidi preparativi per la fuga dall’Egitto, gli ebrei non hanno avuto il tempo di far lievitare il pane.
Nella tradizione cristiana non c’è questa simbologia così rigida. Ed ecco che il pane si manifesta in tutta la sua gioia per la vita su tutte le nostre tavole, in vari modi e forme, sia se consumati come antipasto accompagnato da salumi sia sotto forma di dolce. Ed ecco che, da Nord a Sud, troviamo tanti tipi di gustosissimi pani, dalla sostanziosa Crespella al famoso Casatiello.
Una menzione speciale va alla “Crescia”, un pane marchigiano che, in barba agli antichi, si presenta sulla tavola “cresciuto”, ossia molto lievitato. Rigorosamente arricchito con formaggio di pecora, che pare proprio sotto pasqua dia un latte migliore, e salumi vari. Evviva la vita!

Uova sode
Alla vita si associa anche l’uso che si fa delle uova. Anzi, all’abuso. Praticamente si può mettere ovunque, nell’insalata pasqualina in Veneto, come antipasto, o nella barchetta ligure, o nella pasta al forno in Sicilia. I più temerari -che di solito sono i Laziali, ma è un trend in espansione- cominciano già a colazione. Giusto per far capire al proprio stomaco l’andamento di tutta la giornata.
La menzione speciale, tuttavia, questa volta va alla Basilicata. L’uovo sodo lo mettono anche nel dolce, la tipica Scarcedda.
L’Agnello
Che sia sottoforma di abbacchio allo scottadito, o semplicemente arrosto con le patate, L’Agnello pasquale è il protagonista indiscusso delle nostre tavole. Anche qui, l’origine della tradizione ci rimanda alla Pasqua ebraica. Gli ebrei in Egitto, la notte antecedente la parenza lo consumarono in piedi. L’Agnello, simbolo vivente di purezza e di rinascita era l’animale perfetto per l’occasione.
Permettetemi una curiosità, un po’ macabra, ma necessaria. Fu, proprio questo animale la svolta di tutto per gli ebrei. Con il suo sangue dipinsero gli stipiti delle loro porte, in modo che l’Angelo, mandato a prendere la vita dei figli primogeniti degli Egiziani, li riconoscesse e passasse oltre le loro case. Era la decima e l’ultima piaga, quella che convinse un Faraone distrutto dalle perdite a lasciare andar via il popolo ebraico.
Ovviamente, anche nella tradizione cristiana il simbolo di rinascita è molto sentito. Sta a significare la resurrezione di Cristo, che è l’oggetto della festa. E devo dire che le tavole italiane, tutte in egual misura, lo celebrano degnamente.
Ma visto che una menzione speciale dobbiamo assegnarla, la diamo volentieri alla Sardegna, i cui pastori per primi hanno esportato in tutta Italia.
Le erbe amare
Un argomento molto trascurato dalla tradizione ebraico-cristiana, soprattutto per la vaghezza del termine. Non trascurato ovviamente dalla nostra tradizione culinaria. E’ un trionfo di erbe di stagione! La regina Cicoria, il principe Asparago, Fava la Bella e tutta la corte degli Spinaci riempiono e rinforzano ogni desco.
Qui dare una menzione speciale è difficile. La mente mi indicherebbe l’Emilia-Romagna con la sua Lasagna Verde alla Bolognese. Ma cuore e stomaco mi portano dritto nella capitale, dove fioriscono i Carciofi, alla Giudìa, alla Romana, non importa. E se condiscono la coratella la faccenda si fa seria, ma la Pasqua più bella.
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