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“Naturale” e “Genuino”, sono due vocaboli che quando si parla di Food, sono sempre stati sinonimo di salubrità è gusto. Un concetto che nella cucina mediterranea si è espresso nella più alta forma e costituisce il nostro vanto. Uno dei pochi.
Ma se il concetto stesso di alimentazione stesse cambiando?
La crisi ambientale ci ha ormai messo davanti al piatto il salato conto dell’ingordigia che l’era industriale ha manifestato. In pochi hanno veramente intuito quanto questo fosse legato anche al nostro modo di alimentarci. Per anni si è parlato di cibo del futuro, alla ricerca delle grandi alternative che la natura ha da offrirci in fattore di prodotti, dai super alimenti sempre di moda alla scelta di regimi alimentari vari.
Poi, d’un tratto, il mondo viene al nostro tavolo e ci dice: “Ops, abbiamo finito il salmone”.
Come, da quando? Da quando abbiamo imparato a non ordinare il riso al giapponese per poter ingozzarci di sashimi a volontà tre volte a settimana, molto probabilmente. Lo stesso destino attende all’amato tonno e ai gamberetti. Tra l’altro, l’allevamento ittico inquina tantissimo. Ma anche produrre tofu, se è per questo.
Tutte le risorse naturali sono destinate a finire.
Pare saranno queste le parole che fra qualche anno detteranno le nuove frontiere del gusto, dettate da una scienza che smette il camice da laboratorio e si infila il grembiule da chef. Le chiamano “carni vegetali” ma sono a tutti gli effetti dei prodotti innovativi di origine assolutamente non animale che avrebbero il merito non solo di essere sostenibili, ma di abbattere quel limite -giustamente- psicologico che è il gusto, replicando forma, colore, consistenza e sapore delle carni. La prova di ciò è che sempre più chef di cucina Gourmet stanno inserendo questo tipo di prodotti nei loro menu.
Per le carni rosse l’Impossible Burger è stato un’apripista, “friccica” sulla piastra che è una meraviglia. Per quanto riguarda il pesce quello che ci ha rimesso un po’ di più è il tonno, ma solo perché l’hanno chiamato Vuna. Dell’antico filetto animale è rimasto solo il rinvio al suo nome in inglese, Tuna. Il resto è vegetalizzato, piselli, grano o vari legumi, dipende dall’azienda produttrice.
Il metodo di produzione dei Gamberi Veg è complicato quanto la pesca di quello animale. Pare che attraverso l’uso delle alghe siano riusciti a riproporre persino le sfumature cromatiche originali. Ovviamente l’occhio vuole la sua parte.
Ma il vero capolovoro, passione, causa e motore di tutta questa faccenda è il salmone. Una azienda specializzata in sashimi vegetali sta lavorando alacremente, per cui niente paura, la serata al Sushi è salva, per quanto fake. Mentre per quello affumicato c’è la zampata del genio. Questo finto pesce verrà stampato in 3D con inchiostri vegetali. Questa tecnica permetterebbe di ricreare la particolare consistenza dei tessuti. Il sapore, è garantito dall’ alga agar che ricorda quello del salmone originale e un pizzico di apporto di Omega3, che non fa mai male.
Invece sì. E su questo fronte si può fare meglio, per permettere a tutti di poterne assaggiare e farsi un’idea. Infatti questi “Finti” prodotti non devono necessariamente sostituire quelli “Veri” esistenti. Questo sta al gusto e alla sensibilità di ognuno. Ma variare, introducendo un po’ per volta queste proposte alternative nelle nostre diete può alleggerire la pressione ambientale causata dall’enorme richiesta attuale. E potremmo permettere al nostro bravo salmone di fare il suo dovere e riprodursi, così da non dover sparire.
Anche se… questo nuovo “fake latte” a base di piselli un po’ mi preoccupa. Si potrà fare il cappuccino?
Written by: Andrea Famà
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