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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Un amore da favola” – Giorgia
C’era una volta. Così iniziano le migliori favole. Quasi un marchio di fabbrica, una garanzia che quella storia avrà lieto fine.
E quando parliamo di food, la garanzia è importante. Origine, metodo di coltivazione, sono elementi che ci promettono che ciò che andremo a consumare sarà di qualità, salubre, ma soprattutto gustoso. E la scelta della materia prima è una delle cose a cui fa attenzione qualsiasi chef. E’ infatti per questo che quasi tutti loro scelgono il biologico. Ma è l’unica soluzione?
“La coltivazione idroponica è anche superiore al biologico”.
A dare questa opinione, che alle nostre orecchie può apparire sconcertante, per quanto poco siamo abituati a udirla, è Luigi Cotugno, che da anni con la sua azienda Idrofarm, coltiva fragole in serra idroponica arrivando ad essere il primo produttore di Roma.
“Azzarderei a dire l’unico, per ora. Infatti, quello idroponico è un metodo di coltivazione che pochi conoscono, forse per cattiva informazione o scetticismo. Ci sono infatti alcune opinioni comuni che vanno un po’ corrette, se non sfatate. Ad esempio il fatto che sia un metodo moderno e innovativo. La tecnologia sicuramente si è rinnovata, ma il metodo è antico migliaia di anni, addirittura risalente alla cultura babilonese.
Eh già! Chi di noi non sogna di coltivare i Giardini Pensili sul balcone, ma ci riduciamo alle solite piantine di basilico in tristi vasetti.
“Il concetto di base però non è tanto lontano. L’idroponica è una coltivazione fuori suolo, ossia non viene usata la terra per far crescere le piante. Questo ci dà una serie di vantaggi.
A livello produttivo non abbiamo i problemi e i rischi per la pianta che la terra inevitabilmente porta con sé. Ad esempio, i parassiti naturalmente presenti nel terreno, le piante infestanti che inevitabilmente crescerebbero attorno alla nostra pianta da frutto e le ruberebbero nutrimento indispensabile. Per cui non abbiamo bisogno di usare pesticidi o diserbanti. Il tutto, quindi, è a impatto eco sostenibile per l’ambiente, per le scarse percentuali di Co2 emesse per quantità di prodotto. E’ ovvio che questo si riflette sulla salute della pianta e quindi su tutti noi”.
“Noi qui usiamo un composto fatto di fibra di cocco -quindi naturale- che serve a dare supporto fisico alla pianta. In pratica è un terriccio “inerte” che crea un contenitore per le radici. Inerte vuol dire che, sebbene naturale, non ruba né dà nutrimento alla pianta, alterandone lo sviluppo. Altri scelgono di posizionare le radici direttamente in acqua. Ad ogni modo, nell’acqua noi sciogliamo delle soluzioni che saranno il nutrimento per le nostre piante.
“Assolutamente no! Sono tutti elementi che si trovano naturalmente nel terreno. Quello che facciamo noi è calcolare la giusta quantità di nutrimento necessario alla pianta per crescere bene. Questo nutrimento viene poi rilasciato attraverso un sistema di tubi ad ogni pianta. Noi qui coltiviamo quattro varietà di fragola diverse. Ogni varietà ha un fabbisogno differente, per cui dobbiamo conoscere benissimo la pianta per fornirle i giusti nutrienti.
Ma una pianta, per crescere ha bisogno anche di altro: la giusta quantità di luce, di calore, di ventilazione. L’idroponica ci permette di non sprecare niente, perché tutto è calcolato, e soprattutto di controllare tutto, contrariamente a quanto avviene per la coltivazione tradizionale in terra. Non sai mai con certezza quanto prodotto raccoglierai, poi arriva una gelata e… aspetta, qua devi essere un po’ contadino, un po’ idraulico, un po’ tutto…”
Mentre Luigi stringe un grosso tubo, io mi domando se tutto questo non sia troppo perfetto. Una coltivazione sostenibile che potenzialmente risolverebbe le questioni di terra coltivabile che va via via riducendosi, di emissioni ambientali, l’altalena dei prezzi, forse arriverebbe a risolvere la fame nel mondo…
“No questo no. Si segue sempre la stagionalità. Sebbene l’idroponica ci garantisca una produzione più lunga, il ciclo della pianta, che naturalmente dà frutto tre volte l’anno, non può saltare. Qui non “pompiamo” la pianta perché produca di più e più a lungo, fino a stressarla. Se vuoi che il frutto sia bello e buono devi rispettare il suo ciclo naturale”.
Il sapore!
Mi viene subito in mente il classico esempio dei pomodori olandesi, presenti anche nei nostri supermercati, belli perfetti…ma non sanno di niente. Non finisco il pensiero che mi ritrovo con una bellissima fragola in bocca. Vengo smentito in un secondo.
“Tutto dipende da noi. Se conosciamo bene la pianta, se sappiamo di cosa ha bisogno e sappiamo dosarlo esattamente, il risultato non può essere deludente. Immagina la prima fragola della storia del mondo. Non ha un sapore diverso da questa.
Ma questo, non vale solo per la fragola. Tutte le piante possono essere coltivate in idroponica, anche gli alberi. Certo, se hai un contenitore per le radici abbastanza grande… ecco tutto tranne i tuberi. Loro non possono fare a meno della terra”.
“I costi. Avviare un impianto così è un investimento importante. Anche per via della quantità di energia impiegata. Se non ci credi veramente in quello che fai e pensi solo al prezzo che richiede, non te la rischi.
Ma questo vale un po’ per tutte le cose della vita”.
Written by: Andrea Famà
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