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In mesi e mesi di pandemia abbiamo imparato quanto una cosa così piccola come un virus possa avere una potenza invasiva devastante.
La Natura in generale, se non stiamo attenti e soprattutto rispettosi dei suoi equilibri, è capace con la sua potenza di trasformare quelli che nel giusto ambiente sono un dono per l’umanità, in autentici flagelli ai quali non siamo ancora capaci di porre rimedio.
E’ quello che sta accadendo oggi in Europa – virus a parte- in particolare sulle coste spagnole dell’Andalusia. Protagonista è un’ alga dal nome strano, la Rugulopteryx Okamurae, che, proveniente dal Pacifico Nord Occidentale dove fiorisce rigogliosa senza recare danno alcuno, da quando ha fatto la sua comparsa nei nostri mari nel 2016 ha fatto danni irreparabili.
Scritto “Roña”, crosta, come usano chiamarla i pescatori andalusi. Quest’alga dalle proprietà ancora sconosciute è stata capace in pochi anni di invadere i fondali perché altamente prolifica e distruggere le colleghe alghe autoctone, che fornivano nutrimento a tante specie ittiche.
Danno inimmaginabile per l’ecosistema, per i pesci ma anche per i pescatori, oltre a quelle legate al turismo. Il problema è che questa Rogna sembra impossibile da estirpare, perché nessun pesce la vuole mangiare.
La questione è: se sono qui e non riusciamo a cacciarle, troviamogli qualcosa da fare! Un lavoro, un valore. E’ quello che si è proposto di fare il convegno spagnolo Encuentro de los Mares, giunto lo scorso luglio alla terza edizione, che si propone ogni anno, attraverso l’incontro di vari esperti in diversi ambiti legati al mondo marino, biologi, scienziati ma anche chef, di trovare soluzioni alternative ai problemi che oggi affliggono i nostri mari.
Come questa Rogna. Il potenziale delle alghe è ormai noto, soprattutto in campo biomedico ma anche nell’alimentazione. Ricche di vitamine e nutrienti, vengono usate soprattutto nell’alimentazione animale come mangimi, ma oggi qualcuno comincia già ad annoverarli tra quei “supercibi” di cui tanto si parla.
E’ quello che più conta. E in effetti alcune soluzioni, gustose, gli chef le hanno trovate, anche un po’ imparando dalle lezioni della cucina orientale, macroarea di provenienza della famigerata alga , che di questa flora acquatica tradizionalmente fa largo uso.
Per esempio il suo sapore piccantino, può essere usato in alternativa al peperoncino, buona notizia per gli allergici che vogliono rivivere il brivido di un piatto caliente. O, se ben tritato, come spezia. Si prospetta anche un grande futuro nel mixology.
Certo, una piccola goccia nel mare per ora. Siamo ancora lontani dall’aver trovato la soluzione. Ma questo fanno i problemi. Stimolano la ricerca e la sperimentazione affinché la rogna non diventi acquisti il giusto valore.
Economico.
Written by: Andrea Famà
Tempo di lettura 4 minuti
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