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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Logico” – Cesare Cremonini
Ci siamo abituati al Biologico. E’ preponderante. Ne è pervasa la cultura culinaria, certamente a ragione. Ma crediamo che sia l’unica forma di mangiar sano del mondo. Ma sappiamo cosa vuol dire? Definizione di “biologico”:
aggettivo
Di tecnica agricola o di allevamento del bestiame, che esclude o limita L’ Uso di sostanze chimiche nei fertilizzanti e nei mangimi; naturale.
“coltivazione b.”
Dizionario Oxford. E qui c’è un po’ da discutere. Un po’ su tutta la frase ma principalmente su alcune parole. Sono in neretto apposta, andremo a trattare quelle.
Ha in sé, per chi ha studiato greco e agricoltura – strano parallelismo, e perché no! Cultura e Coltura vengono dallo stesso campo semantico- il seme dell’arte. Arte, in greco si dice Tèchne. E non ce n’è una sola. Da questo grossolano sillogismo deduciamo che le arti sono tante, le tecniche per fare una cosa sola sono molteplici e che gli artigiani, vivaddio, sono tantissimi.
Ricchezza di sapere pratico e intellettuale che per millenni hanno fatto la storia della nostra tradizione. In tutti i campi. Anche qua riferimento agrario.
Risultato: Una tecnica non è l’unica corretta, ma è quella che va per la maggiore. Ma poi c’è il futuro. O meglio, il sapere o la scienza, che non hanno motivo di essere se non i benefici o i malefici che esse apportano al pratico e al quotidiano.
E, se il seme di tutta la nostra civiltà è la coltivazione – leggi il sussidiario di storia e di geografia di terza elementare e vedi che tutti si fondano su caccia pesca agricoltura industria terziario- perché dovremmo escludere l’agricoltura dall’innovazione che propelle il mondo!
Tanto più che il nostro Paese e la nostra Europa continuano con fondi miliardari a finanziare la ricerca e imprese. Retrograde “un par di ciufoli”, direbbero tanti coltivatori, la metà sono laureati e periti, anche se probabilmente non sanno cosa sono i ciufoli.
Ma ne percepiscono inconsciamente la vicinanza. Grandi Etruschi, ma questo è un altro articolo.
La chimica propriamente detta ha come “padre” Antoine Lavoisier,
che genera l’enunciato più amato dagli studenti che coi numeri non sanno cosa farci. L’unico letterario, quasi biblico:
“Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.
Ciò vuol dire che qualsiasi elemento chimico non viene da una cosa inesistente. E’ già presente in natura. Lavoisier è più mago che Dio. Trasforma ma non crea e poi utilizza. In pratica anche la chimica, sebbene ri-crei, benchè artificiale si potrebbe dire naturale, secondo questo brutto e poco aristotelico sillogismo. Il che mi fa il favore di comprendere la parola “naturale” della nostra definizione.
Visto che questo articolo è una citazione continua, ve lo spiego con le parole di una persona saggia. Mia nonna. Ma non ho la presunzione di dire che solo mia nonna era sapiente, infatti queste parole le avete sentite un milione di volte da altre persone sapienti, che hanno riempito il mondo per poi scomparire lasciando per fortuna qualche traccia:
“Siamo quello che mangiamo”.
Non siamo mucche e grazie a Dio non siamo lattughe. Andiamo più nel profondo. Le cose che mangiamo cosa mangiano? E questa considerazione ci porta dritti dritti all’ ultimo elemento grammaticale presente nella definizione Oxford di “Biologico” non ancora considerato.
L’
E’ un articolo, come questo, la cui elisione ci fa sospettare che manca qualcosa. In effetti io volevo parlare di altre tecniche agricole che forse rappresenteranno il futuro dell’alimentazione… in tavola come in scrittura, il troppo stroppia. Ci serva da dizionario per il prossimo articolo.
E poi si sa, creare suspense è uno dei doveri del buon narratore.
Written by: Andrea Famà
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