Il 4 e il 5 Aprile, presso l’ospedale di San Raffaele Turro di Milano, si terrà il secondo congresso Surgery in the 3rd millenium: the future is female.
Se la matematica non è un opinione, il fatto che, secondo stime piuttosto recenti ricavate dalla Federazione degli Ordini dei Medici, le donne costituiscano meno di un terzo (163336 medici) del totale dei chirurghi italiani, è un chiaro segnale che c’è ancora del lavoro da fare per raggiungere la parità di genere, che in questo caso si traduce in pari opportunità di lavoro di alto livello.
Ma la scalata rosa verso questi vertici è già in atto: gli ultimi dati raccolti segnalano un aumento del numero di donne in grado di eseguire delicate operazioni chirurgiche armate di pinze, bisturi, trapano, sega e robot. In questo complesso ambito della medicina, in particolare, si registra una notevole crescita femminile della nuova generazione di medici, mentre uno schiacciante primato maschile si riduce ormai alla sola fascia degli over 50.
Ed è proprio sulla scia di questi incoraggianti dati che l’ospedale milanese accoglierà per due intere giornate un congresso volto a dare visibilità al mondo femminile. Come? Tutti gli interventi in diretta verranno eseguiti esclusivamente da donne chirurgo di qualsiasi provenienza.
Come afferma il primario di urologia del San Raffaele Turro, Franco Gaboardi:
Sono sempre di più le donne che lavorano nell’unità di urologia di diversi ospedali e anche la percentuale delle neolaureate in medicina e chirurgia sta crescendo notevolmente, tanto che probabilmente, nei prossimi anni, il numero delle donne eguaglierà quello degli uomini.
Oltre al fatto che molte dottoresse si siano già distinte a livello nazionale e internazionale al pari di un bravo chirurgo uomo, un altro aspetto che sembra incoraggiare l’incremento delle opportunità di lavoro alle donne in questo ambito è la maggiore empatia che sembra contraddistinguerle, come è emerso da alcune ricerche recentemente condotte: una capacità che si rivela determinante nella riduzione delle ricadute e nell’aumento del tasso di guarigione dei pazienti.
Adesso che qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione e che il preconcetto che la medicina sia un mestiere prettamente maschile sta gradualmente scomparendo, rimane uno scoglio che solo il tempo ci dirà se è stato superato: la sistematica penalizzazione delle donne in carriera con il sopraggiungere della maternità.
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