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Oggi, 30 ottobre, con l’uscita della terza stagione di Suburra, si conclude la parabola della Serie Originale Netflix italiana più di successo.
Quando, nel 2017, il colosso dello streaming statunitense aveva annunciato l’inizio della lavorazione di una serie ispirata al romanzo del 2013 di Gianluca De Cataldo, molti si erano sbilanciati entusiasticamente e, per fortunata, le loro aspettative non sono state tradite.
Ciò che rende artisticamente particolare Suburra, soprattutto dalla prospettiva dello spettatore, è il fatto che mentre spesso capita che alla base di un’opera visiva ce ne sia una letteraria, i casi in cui questa ispira sia una serie TV che un film sono decisamente più rari. A partire da oggi, su voicebookradio.com osserveremo i casi più famosi.
Suburra il film: una città sott’acqua
Prima particolarità è che il film, uscito nel 2015 per la regia di Stefano Sollima, racconta degli avvenimenti che, presumibilmente, saranno posteriori anche a quelli della stagione finale.
Potendo contare su un minutaggio ridotto, la trama è più essenziale. Il messaggio che il film si propone di riportare è la sete di potere che Roma cova in grembo, che conduce ognuno dei personaggi alla rovina. Chi perdendo la vita e chi tutto il resto.
Una scelta registica di grande impatto, portata avanti da Sollima, è stata quella di immaginare e girare pressocché ogni scena all’aperto sotto la pioggia, proprio per amplificare l’annegamento metaforico di ciascuna pedina nel gioco della Suburra.
Suburra la serie: molti contendenti, una sola corona
Nella sua avventura seriale Suburra cambia decisamente registro rispetto al film, concedendosi più di qualche licenza per quel che riguarda la scrittura di alcuni personaggi.
La prima stagione è il romanzo di formazione dei protagonisti Spadino ed Aureliano Adami, interpretati sia nel film che nella serie da Giacomo Ferrara e Alessandro Borghi. Mentre Sebastiano/Lele cambia interprete e proprio per questo cambia diametralmente.
La seconda stagione è invece quella della presa di coscienza dei protagonisti. Spadino finalmente accetta il suo ruolo e destino nella famiglia Anacleti. Aureliano, da solo al comando di Ostia, impara cosa vuol dire essere un capo. E Lele si trova nella poco invidiabile posizione di sapere troppo di determinati affari, pur dovendo investigarli.
Ciò che ha reso grande Suburra, oltre ad una storia coinvolgente e a degli interpreti carismatici, sono proprio tutti quei personaggi “secondari”. Infatti, nonostante il loro ruolo, descrivono dei gruppi sociali e d’influenza tipici dei giochi di potere della Capitale
Come andrà a finire?… Lo scopriremo oggi, e solo una cosa è certa in Suburra: solo Roma è eterna!
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