No, non è la classica favoletta che si racconta ai bambini capricciosi per convincerli a finire il minestrone, riordinare la stanza o, in questo caso, andare avanti con i compiti anche se sono noiosi, si tratta di un vero studio documentato: a confermarlo non sono le chiacchiere dei vicini di casa, ma i dati ISTAT e INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà).
Osservando più nel dettaglio i valori riscontrati, è possibile notare come, statisticamente parlando, gli uomini con un basso titolo di studio abbiano una probabilità di morte maggiore del 35% rispetto a chi possiede un maggiore grado di istruzione. Emerge anche una certa differenza di genere in questo dato: nelle donne meno istruite questo valore si abbassa sensibilmente, arrivando a ridursi al 24%.
Convertendo queste percentuali in anni, gli esperti ritengono che, mediamente, gli uomini con un basso titolo di studi perdano la bellezza di tre anni di vita rispetto agli altri, mentre per le donne questo numero si riduca “solo” a un anno e mezzo.
Un altro aspetto degno di nota è che, nel Mezzogiorno, questo numero aumenti, a prescindere dal genere, di un anno intero, un dato che, come altre misurazioni già eseguite a più riprese in passato, sottolinea il divario socio-economico legato al titolo di studi conseguito che purtroppo ancora si palesa spostandosi verticalmente lungo lo Stivale.
Questo e molti altri risultati statistici possono essere consultati nell'”Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello di istruzione“, realizzato dai già citati istituti che da sempre si dedicano alla raccolta di dati al fine di fornire un quadro generale chiaro della situazione italiana sotto diversi punti di vista.
Proprio attraverso questo volume, si punta a fornire dei dati affidabili, di qualità e consultabili da chiunque al fine di fornire spunti di riflessione sull’importanza dello studio, su quelle differenze non sane che sarebbe opportuno contrastare e soprattutto per incentivare l’intervento attivo delle istituzioni per eliminare alla radice questi divari e consentire pari opportunità e condizioni di vita a ciascun individuo.
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