Di cosa parla. Storia di una ladra di libri, conosciuto anche come “La ragazza che salvava i libri” (titolo attribuito alla prima edizione italiana), è lo struggente racconto di una bambina vissuta all’epoca della Germania nazista, raccontata attraverso la voce di una figura molto occupata durante quegli anni di bombardamenti, povertà, violenza e discriminazione: la Morte in persona.
Costei esordisce riflettendo su quanto possa rivelarsi sorprendente il genere umano, e porta gli occhi e l’immaginazione del lettore indietro nel tempo, fino ad adagiarlo delicatamente accanto alla giovane Liesel, al suo fratellino e alla madre dei due, costretta ad abbandonarli. I tre stanno per affrontare un lungo viaggio attraverso il gelo invernale per raggiungere quella che sarà la nuova famiglia adottiva dei piccoli, situata nei pressi di Monaco. Alla tragica morte del bimbo, così fragile e macilento da non aver sopportato le dure condizioni imposte dal trasporto, Liesel si ritrova improvvisamente senza più alcun punto di riferimento, sconvolta e spaesata, quand’ecco un piccolo oggetto fare capolino in mezzo alla neve, proprio accanto alla bara del fratellino: un libro.
Prendere con sé quel semplice manualetto sancisce l’inizio di qualcosa di ben più grande di una mera carriera da ladruncola di bassa categoria: salvando libri dai roghi delle truppe naziste, Liesel costruisce un forte legame con essi, legame che si traduce in un’implacabile sete di conoscenza e nel desiderio di scoprire nonostante il suo infimo livello di istruzione quanto e quale sia il potere delle parole.
Grazie al supporto del suo nuovo papà Hans Hubermann, uno dei pochissimi con i quali la bambina possa permettersi di condividere un simile segreto, la protagonista trova conforto dagli orribili incubi sul suo povero fratellino che ogni notte tornano a tormentarla, imparando a poco a poco a leggere quegli stessi libri che con tanta perseveranza si è impegnata a salvare da una fine ingiusta e che ancora non riesce a comprendere appieno. Questi cartacei fuorilegge non perdono mai di rilevanza all’interno della narrazione: si potrebbe quasi dire che gli avvenimenti vengano legati l’un l’altro dagli stessi.
Al fianco della bambina prendono vita altri due personaggi: il primo a fare la sua comparsa è Rudy, il ragazzino sognatore dai capelli “del colore dei limoni”, immancabile complice di molte avventure e di altrettante disavventure, una piccola luce in un panorama così tetro; il secondo è l’ebreo Max Vanderburg, un ex pugile le cui lotte sono tutt’altro che terminate. È forse con quest’ultimo che la piccola ladra di libri instaura il legame più saldo e profondo: essendo nascosto nello scantinato di casa Hubermann, non mancano tra lui e Liesel le occasioni per scambiarsi racconti, storie, letture ed aneddoti.
Nel frattempo i bombardamenti continuano senza posa, ed ogni volta che l’allarme scuote il sonno agitato di migliaia di anime, incalzandole a correre verso il più vicino rifugio antiaereo in attesa che cessi la tempesta, le ore trascorrono lente. Per fortuna però c’è Liesel, che con i suoi libri clandestini si premura di intrattenere i concittadini e di calmare i più piccini. Tranne una notte. La notte in cui l’allarme non suona in tempo. Come la Morte ricorda con grande lucidità, in quel lontano istante di tanti anni fa moltissime vite innocenti sono state spezzate, ma non quella della bambina, salvata dalla sua passione per la lettura e per la scrittura maturate rubando libri: la protagonista si era infatti recata nello scantinato di casa sua, nottetempo, a scribacchiare un po’. La narratrice, interrotto il flusso dei suoi pensieri, riporta il lettore nel presente, nel momento in cui porta amichevolmente via con sé un’anziana e sorridente Liesel, ben felice di lasciare questa Terra dopo una così lunga e gioiosa vita sopra le spalle, nonostante tutto.
Perché consigliarlo. Storia di una ladra di libri si presenta sin dalla prima riga come un racconto originale, che riporta i tragici avvenimenti che hanno scosso la Germania degli anni ’30 e ’40 con uno stile tutto nuovo e completamente innovativo rispetto alla pesantezza e alla banale piattezza dei dati riportati nei manuali di Storia: una narratrice che è anche un po’ protagonista, un lunghissimo flashback a condurre gran parte del racconto, un appassionante alternarsi di momenti drammatici e divertenti, ed un’epoca pressante e violenta vista attraverso gli occhi di una bambina innocente. Sono proprio questi gli elementi di base che costituiscono l’impalcatura del romanzo, un’opera davvero interessante, che sa trascinare il lettore in un vortice multicolore di emozioni.
Per chi consigliarlo. Vivamente raccomandato a chiunque sia in cerca di un libro non troppo impegnativo ma allo stesso tempo stimolante e coinvolgente, a qualunque lettore che si senta disposto a scoppiare in una fragorosa risata nel cuore della notte mentre occupa quel posto vicino alla lampada da lettura, ma anche qualche piccola, inevitabile lacrima di commozione.
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