Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Dream on” – Aerosmith
Nel giorno del suo 73′ compleanno omaggiamo un’eccellenza del Rock. Steven Tyler, leader degli Aerosmith, dal canto poderoso e inimitabile, fra le migliori 100 voci più belle di tutti i tempi.
Ma, al di là di ciò che rappresenta Tyler per la musica, avete idea di cosa si nasconda dietro di lui?
Mescolanza multi-etnica
Italo-tedesco di nascita, nel suo sangue scorrono anche origini polacche e inglesi. Ha vissuto sin da bambino ad Harlem e nel Bronx in situazioni tutt’altro che facili. Tutti “dettagli” che hanno nutrito il suo spirito ribelle e ne hanno fatto il ragazzo fuori dagli schemi che i suoi genitori ricordano bene.
“Ho iniziato a mettermi nei guai ancora prima di camminare. A nove mesi, ho ingoiato un penny. Me lo hanno tolto dallo stomaco e mia madre lo ha messo nell’album di famiglia. Poi ho mangiato una tazzina di formica, che mi ha portato nuovamente in ospedale. Oggi si direbbe che ero iperattivo, ma a quel tempo ero un problema come bambino…“
Steven Tyler
Gli insegnanti lo odiavano, gli altri compagni lo chiamavano “nigger lips” (“labbra da negro”) e lo prendevano in giro sul suo aspetto che poi nel tempo lo ha reso, invece, l’affascinante rocker che tutti conosciamo.
Non gli interessavano i compiti, era ossessionato dal mondo del rock.
Ed è cresciuto fra espulsioni da scuola, litigi con i compagni, primi problemi con la tossicodipendenza e con l’alcool, esperienze in istituti che somigliavano più ad “un posto per ragazzi che non andavano d’accordo con il sistema”. E il sangue ovviamente ribolliva, così come ribollivano le sue idee e la musica che man mano si faceva strada dentro di lui.
Provate ad immaginarlo da bambino… giocare ai piedi del pianoforte dove suo padre si esercitava e dove sua madre insegnava musica. Un piccolo nascondiglio in cui iniziava ad assaporare il gusto di ciò che sarebbe diventato il suo sentiero predestinato.
Incontro fra spiriti ribelli
Tenete ben fissa l’immagine quasi poetica di Steven nascosto sotto quel pianoforte.
Chiudete gli occhi un momento e mantenete vivo questo frame nella testa.
Conoscete Howard Stern?
E’ stato un’autentica celebrità radiofonica negli anni novanta. Provocatorio, esplicito e sopra le righe proprio come Steven. Ed, esattamente come lui, ha subìto multe e ammende “salatissime” per le sue dichiarazioni troppo “colorite” in diretta radio. Due spiriti così affini nella ribellione e nella sfrontatezza non potevano che incontrarsi e “riconoscersi”.
Ora riaprite gli occhi. E’ il 31 gennaio 2014. E’ il compleanno di Howard e viene organizzato un’indimenticabile concerto con ospiti stellari.
Sul palco semibuio viene illuminato uno splendido pianoforte bianco. Lucidissimo, brillante.
Ricordate Steven Tyler sotto il piano dei genitori?
Ora eccolo lì… si accomoda sullo sgabello e, con un salto temporale che scavalca decenni e incredibili successi planetari, Steven avvia uno dei momenti più alti della serata.
Le sue dita lunghissime, con le unghie laccate di nero, colpiscono gli 88 tasti con l’energia e la consapevolezza di chi ha raggiunto negli anni il sogno che portava dentro come un impeto, come un’urgenza assoluta.
Mai mollare il sogno!
E, proprio perché non ha mai mollato il suo sogno, intona Dream on, uno dei successi maggiori dei suoi Aerosmith. Il brano cresce lentamente di intensità, di ritmo, di pathos. Quasi si riesce a toccare quel desiderio potente che canta anche nel testo. Un sogno da raggiungere a tutti i costi, un sogno ostinato, che deve essere inseguito finché non diventa reale, tangibile, vero.
Dream on Dream on Dream on Dream until the dream come true
E, nel momento più emozionante del brano, quando pensate che non ci sia nient’altro di più bello da sentire e vedere, entra ad sferrare il colpo finale Slash, storico chitarrista dei Guns N’ Roses. Con la sua sinuosa Gibson in spalla colpisce duro ad accompagnare Steven nella parte conclusiva del brano. Massiccio, impetuoso, con una presenza scenica sempre riconoscibile. Fa risuonare le sue corde stridenti e acutissime che non raggiungono però la possenza e l’altezza estrema della voce di Steven Tyler.
Ho scelto questo spaccato così vibrante per raccontare un personaggio che si è sempre distinto per il suo talento immenso e per la sua sregolatezza. Perché, per personaggi del genere, le parole servono davvero a ben poco.
Tempo medio di lettura: 5 min La cosa più appassionante della scrittura è finire di scrivere. Non in generale chiaramente, ma mettere l’ultima parola nell’ultima frase dell’ultimo paragrafo di un articolo dà una certa soddisfazione.
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