Martin Castrogiovanni, il gigante con i guanti di velluto
Buon compleanno a Martin Castrogiovanni, ex rugbista della nazionale italiana reinventatosi show-man davanti alle telecamere.
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Ziggy Stardust” – David Bowie
Presentato alla Festa del Cinema di Roma Stardust, il film racconto sugli albori della carriera di David Bowie, che uscirà nelle sale il 23 ottobre.
David Bowie è stato senza dubbio uno dei personaggi più importanti del XX secolo. Secondo World’s Best Selling Music Artists è l’artista con il maggior numero di album venduti, ben 150 milioni.
A quattro anni dalla sua scomparsa Gabriel Range ha voluto raccontare questo personaggio caleidoscopico e ricco di sfaccettaure attraverso il film Stardust. Interpretato da Johnny Flynn, il film è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il 16 e 17 Ottobre 2020 e verrà riproiettato nelle sale il 23 Ottobre.
Durante la sua carriera, Bowie ha avuto la capacità di rinnovarsi ripetutamente e di spaziare tra personaggi e stili musicali sempre diversi: passando dal Folk, al Glam Rock, al Plastic Soul e alla Dance Rock.
La ricerca dell’identità è stato il marchio espressivo di Bowie, che si reinventava costantemente come artista, in spazi e tempi differenti. E per farlo si abbandonava totalmente a sé stesso. Per esempio il personaggio di Ziggy Stardust aveva capelli rosso brillante e vestiti colorati, ma il processo per creare questo alter ego fu per lui logorante.
Range ha voluto raccontare il viaggio in America del giovane Bowie, appena ventiquattrenne, avvenuto nel 1971: un viaggio on the road alla ricerca della propria identità. Un percorso nel quale non riesce ad abbandonarsi completamente, perchè bloccato dalla paura di perdersi durante quel processo introspettivo. Il “seme cattivo” che non permetteva a Bowie di venir fuori, era infatti la paura della schizofrenia: un male che aveva colpito la sua famiglia, con tre sue zie e soprattutto suo fratello Terry.
Era un terrore che paralizzava la straordinaria capacità creativa e geniale di Bowie. L’ambizione lo innalzava e i suoi demoni del passato lo riportavano giù, nel turbinio del suo animo tormentato e intenso: come è tormentato l’animo di qualunque artista. Ed è dopo quel viaggio in America che Range ci racconta, che nasce il frutto di quel dolore e di quella analisi interiore distruttiva il personaggio di Ziggy Stardust.
Nel film non viene rappresentato il Bowie capace di rompere gli schemi, ma un uomo ancora fragile ed insicuro, alla ricerca di uno stile personale ed eclettico.
Il regista si concentra sugli anni che precedono il successo di Bowie, ovvero prima della metamorfosi che il cantante compirà. La pellicola mostra un David Bowie alla ricerca di un suo personale modo di esprimersi, di un modo per incanalare tutta quella energia e caos che lo pervadeva. Il film contiene pochi inserti musicali e quelli presenti non sono i successi musicali dell’artista, ma canzoni di quando Bowie era ancora ai suoi esordi e sono tutt’ora poco conosciute.
Flynn, che interpreta l’artista, non è stato visto di buon occhio dai fan di Bowie: che hanno riscontrato in lui, una mancanza di magnetismo, che invece Bowie possedeva, e una grande insicurezza. Inoltre, la sua voce secondo molti, non somiglierebbe per nulla a quella del cantante. Soprattutto i suoi fan si sarebbero aspettati di sentire sul grande schermo le brani che l’hanno portato al successo e con le quali il suo pubblico è cresciuto.
La critica è stata aspra nei confronti del film, perchè sembra non rappresenare la vera anima del Duca Bianco. A dispetto di questo, però, è anche giusto riflettere sul fatto che prima di diventare degli splendidi cigni, tutte le più grandi star hanno vestito i panni dei brutti anatroccoli. Le sofferenze e, perchè no, gli insuccessi musicali di Bowie, insieme alle sue sperimentazioni di quegli anni -sicuramente meno eclettiche e meno riuscite-, hanno creato però, il mito che oggi compiangiamo e amiamo ancora.
Gli anni ’70 sono il nucleo di quella fatica e di quel calvario che l’ha reso ciò che è: unico e intramontabile. La cosa interessante nel lungometraggio sarà andare oltre alla facciata del divo, analizzando e scoprendo, quelle che sono state le basi e i meccanismi che hanno creato la mitica icona. Il film viene però criticato anche per altri motivi: era stato infatti lo stesso Bowie, prima di morire, a dichiarare di non volere nessun film autobiografico dopo la sua morte.
E’ lo stessso Gabriel Range a sostenere che la famiglia di Bowie non ha visto il film nè lo ha approvato. “Il figlio – ha detto Range – ha spiegato che non accettava opere sul padre”.
“Da parte nostra c’è stato un assoluto rispetto per la grandissima arte di David Bowie: ma se il pubblico si attende di vedere e ascoltare i grandi successi non è questo il film. Non era questo il nostro obiettivo: ci interessava piuttosto qualcosa di più riflessivo, intimo senza dover utilizzare il catalogo dei suoi capolavori. E comunque Stardust si basa sui fatti – ha proseguito Range – David Bowie nel ’71 va in Usa ma non ha i documenti, la green card e così non si è mai potuto esibire se non in piccole occasioni private o parlando alla radio. Quanto alla vicenda della pazzia di famiglia, abbiamo fatto con lo sceneggiatore Christopher Bell molte ricerche ed è tutto autentico”.
Gabriel Range – regista
Johnny Flynn – attore
“La sua vita è vista attraverso un prisma. Ho trovato l’idea del film divertente nell’immaginare come fosse questa persona all’epoca con tutti i suoi problemi esistenziali, un film elenco di esibizioni e canzoni non mi sarebbe interessato, perchè credo che mostrare gli inizi di Bowie, che ha sempre creduto con determinazione che avrebbe avuto successo, possa incoraggiare anche i giovani artisti di oggi a credere in loro stessi”.
Stardust comunque, uscirà per la prima volta negli Stati Uniti il 25 Novembre 2020. Di sicuro l’attore dovrà affrontare una bella sfida, ma potrebbe regalargli un Oscar, come successe a Rami Malek in Bohemian Rhapsody. Nelle clip appena uscite del film, molti hanno addirittura scherzato sul fatto, che più che somigliare a Bowie, Flynn somigliasse più a Mick Morson, il suo chitarrista.
A dispetto di tutte le critiche mosse bisogna comunque affermare che Stardust è un film catartico. Il suo compito è indagare nell’anima di un personaggio e di un’icona mondiale.
La mossa interessante penso sia quella di presentare David Robert Jones più che David Bowie. In questo modo si assiste quindi, a quel processo di trasformazione e metamorfosi che gli ha concesso di moltiplicarsi in tantissimi altri personaggi differenti.
Più di ogni altro Bowie, è la dimostrazione del fatto che, con una sana e sfrontata voglia di emergere, si può arrivare dove si vuole. Anche lottando contro dei demoni che sono tutt’altro che facili da gestire.
Written by: Francesca d'Amato
Buon compleanno a Martin Castrogiovanni, ex rugbista della nazionale italiana reinventatosi show-man davanti alle telecamere.
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