Una differenza sostanziale e immediata tra gli alunni che frequentano la scuola in questi anni e chi, ad esempio, è stato uno studente negli anni ’80, è data dalla possibilità che hanno i primi di poter accedere, con una semplice ricerca online, a contenuti di ogni sorta. E se all’improvviso una legge vietasse di usare il telefonino a scuola? Proprio a ciò sta pensando il Parlamento in questi giorni.
Un particolare assai rilevante va tuttavia specificato: occorre distinguere l’utilizzo vero e proprio del telefonino da tutte le altre apparecchiature elettroniche che possono fornire un’utile alternativa allo svolgimento delle lezione frontale. Ad esempio, si pensi al contributo donato negli ultimi anni alla didattica grazie alle LIM (lavagne interattive multimediali), che è stato davvero notevole.
Quanto lo strumento elettronico è davvero utile durante le lezioni? Alla Camera è stato proprio pensato il divieto di usare il telefonino in orario scolastico. Questa nuova proposta, ancora da approvare e in via di valutazione, potrebbe destabilizzare sia insegnanti che alunni.
Attualmente, in esame in commissione ci sono anche altre proposte, tra cui l’ipotesi di inserimento di due nuove discipline scolastiche nel piano di studi: educazione civica ed educazione alla cittadinanza responsabile e alla Costituzione. Tuttavia, la possibilità del non poter più messaggiare di nascosto su whatsap spaventa gli studenti molto più che l’inserimento di nuove materie; anzi, a non essere d’accordo potrebbero essere anche gli stessi professori.
La proposta per ora ideata sarebbe la seguente: alunni e insegnanti, al momento dell’entrata nell’edificio scolastico dovrebbero lasciare i propri dispositivi elettronici in Presidenza. In caso di emergenza, avranno la possibilità di telefonare tramite l’apparecchio presente in Segreteria scolastica.
Ancora è tutto da vedere e decidere, ma già questa prima delineazione di proposta potrebbe allarmare non solo scolari e corpo insegnanti, ma anche le stesse famiglie degli studenti. Non ci resta che attendere nuovi sviluppi e informazioni dal Parlamento nei prossimi giorni.
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