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Ieri sera, al fischio finale di Udinese-Napoli, la città partenopea ha finalmente potuto festeggiare il tanto agognato terzo scudetto. Una gioia incontenibile per una città che aspettava lo scudetto da 33 anni, quando fu Maradona ad alzare al cielo il titolo. Questa volta c’era Giovanni Di Lorenzo ad alzarlo e Napoli è una città diversa in tanti aspetti, ma non nella voglia di festeggiare e nella passione con cui accompagna la propria squadra.
Ripercorriamo la cavalcata che ha portato lo scudetto a Napoli
Facile guardare le cose dalla fine, partendo a commentare da un fatto concluso. Se avessimo guardato la squadra a inizio stagione, avremmo visto una squadra con mille dubbi, mille incognite. Durante la sessione di calciomercato estiva, infatti, avevano salutato pilastri del Napoli degli ultimi anni: Koulibaly, Insigne, Mertens. Nulla sembrava lasciar intendere che la squadra avesse la capacità tecnica e atletica di competere per lo scudetto. L’unica nota positiva era l’arrivo di un georgiano, un ragazzo con un cognome impronunciabile, un folletto che risponde al nome di Khvicha Kvaratskhelia.
Insomma, il Napoli si apprestava a iniziare una stagione in cui avrebbe lottato duramente per entrare in Champions League e molti la davano persino fuori dalle prime sei posizioni del campionato. Lo stesso allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, era molto dubbioso e incerto sul futuro della squadra.
Come in qualsiasi favola, però, non si può certo iniziare coi favori del pronostico: non si è mai sentito un principe sicuro al 100% di uccidere un drago o di un viaggio senza ostacoli sul percorso.
Ciò che ha contraddistinto la stagione del Napoli è sempre stata la capacità del gruppo di andare oltre l’ostacolo. Con due costanti però: Kvaratskhelia e Osimhen, i due giocatori simbolo di questa favola. Soprattutto a inizio campionato, quando bisognava dimostrare all’intera Serie A che il Napoli c’era, che faceva sul serio. In tutte le vittorie della squadra partenopea c’è, infatti, quel tocco di magia che si fonde con la realtà vera e carnale che riveste le vite di tutti noi. Basta vedere la vittoria col Milan – a Milano – alla settima giornata, quando a deciderla fu un colpo di testa di Simeone, mai partito titolare in campionato in questa stagione.
Ogni gruppo è naturalmente capitanato da un impavido guerriero, e chi se non Giovanni Di Lorenzo? Capitano e simbolo di questo Napoli, sarà il primo ad alzare lo scudetto sul campo, visto che il trofeo viene consegnato sul terreno di gioco solo dalla stagione 2004/2005. Proprio lui che fino a qualche anno fa giocava in Serie D.
Di Lorenzo è, tra le altre cose, anche il giocatore del Napoli che ha passato più minuti sul rettangolo verde in questa stagione.
La particolarità di questo Napoli è stata la costanza e la concentrazione con cui ha affrontato il campionato. I partenopei non hanno perso in campionato fino al 4 di gennaio, dopo la sosta per il mondiale di Qatar. Se le squadre di Spalletti sono sempre state arrendevoli nella seconda metà di campionato, questa volta non è stato così. I giocatori sono stati bravi a tenere sempre il ritmo, senza lasciare nulla al caso. Il merito va a un allenatore che è sempre stato bollato come bravo, ma inconcludente. Questa volta però, Spalletti si è tolto un macigno di dosso, vincendo il campionato meno scontato degli ultimi 10 anni.
Bellissime le lacrime del tecnico ieri a fine gara, che dedica la vittoria a suo fratello, scomparso ormai da qualche anno.
Osimhen e Kvaratskhelia sono però i veri supereroi di questo Napoli. Ventidue gol il primo – con un campionato ancora da finire – e 12 gol e 10 assist per il secondo. Sono epiche le vicende a Napoli della torta con la forma della faccia del bomber nigeriano o del primo bambino chiamato “Khvicha” dai genitori. Napoli è anche questo, amore spassionato verso i propri eroi, verso coloro che fanno sognare una città intera. Sarà molto difficile trattenere i due l’anno prossimo, già si parla di offerte da Manchester United e Paris Saint Germain, ma il calore dei napoletani potrebbe avere la meglio sul vile denaro.
Proprio Osimhen ha siglato il gol del pareggio contro l’Udinese, facendo partire i festeggiamenti rimandati dalla scorsa settimana. Festeggiamenti che hanno generato vere e proprie piccole scosse di terremoto. Che calore questa città!
Che bello sarebbe stato se Massimo Troisi avesse potuto assistere di persona a questo scudetto. Lui che da sempre rappresenta la napoletanità e che avrebbe voluto che il titolo del suo film rappresentasse a sua volta il terzo scudetto del Napoli.
Ora il titolo è arrivato, Massimo Troisi non sarà per le strade di Napoli, ma la sua memoria è lì, a festeggiare con tutta la città. Ieri sera, dopo il fischio finale, la città di pulcinella si è trasformata in un tripudio generale, con scene bellissime e affascinanti. Uno scudetto voluto, sudato e meritato. E finalmente anche Napoli può godersi il meritato trionfo.
Oggi il cielo è un po’ più azzurro.
Written by: Federico Di Maio
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