Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Love Foolosophy – Jamiroquai”
14 Febbraio: la festa degli orsacchiotti e dei cioccolatini, degli appuntamenti al cinema, delle coccole e… la data di nascita di uno dei più grandi filosofi della Scuola di Francoforte, dunque potenziale argomento d’esame per moltissimi maturandi, l’accademico tedesco Max Horkheimer.
Che siate studenti di quinto o no, che abbiate o meno filosofia tra le vostre materie, poiché non è mai troppo tardi per iniziare a ripassare, né tantomeno per imparare qualcosa di nuovo, andiamo a dare un rapido sguardo al pensiero di questo innovativo filosofo novecentesco, che male non fa!
Iniziamo dalle basi: Scuola di Francoforte. Tre parole che racchiudono in sé filosofi differenti, tra tutti Adorno e Marcuse, ma un progetto comune: elaborare una critica della società del tempo, vista come un vespaio di elementi contraddittori, e proporre a partire da questo un modello utopico di quella che invece dovrebbe essere la società perfetta. Un discorso impregnato di marxismo, hegelismo e freudismo: i primi due perché alla base di tutto vi è la visione dialettico-totalizzante del tessuto sociale, il terzo perché in queste riflessioni un ruolo di primaria importanza è rivestito dal meccanismo di introiezione dell’autorità (per nulla casuale infatti il periodo in cui sono emerse argomentazioni di questo tipo, altro collegamento interessante che vi invitiamo a tenere a mente) che investe ciascun individuo facente parte di tale ambiente. Ultima parola-chiave, dopodiché abbandoneremo questo inciso introduttivo e arriveremo al nocciolo della questione avendo a disposizione tutti gli strumenti per comprenderlo appieno: industria culturale, produzione sempre più pervasiva e capillare di contenuti mediatici favoriti dallo sviluppo industriale e tecnologico.
Veniamo ora al peculiare modo in cui Max Horkheimer va a declinare il proprio pensiero:
La teoria critica, che è una teoria pessimistica, ha sempre seguito una regola fondamentale: attendersi il peggio, e annunciarlo francamente, ma nello stesso tempo contribuire alla realizzazione del meglio.
Max Horkheimer
Semplifichiamo fino all’osso: opera fondamentale del filosofo, scritta in collaborazione con Adorno, è la Dialettica dell’Illuminismo, in cui il concetto di Illuminismo assume un’accezione negativa: Illuminismo come momento d’origine nella mentalità umana (soprattutto occidentale) della “logica del dominio”, che porta gli uomini ad illudersi di poter sovrastare incontrastati la natura, finendo ineluttabilmente per dominare anche essi stessi, che ne fanno parte; l’umanità sarebbe così diventata schiava inconsapevole di se stessa, mettendo in atto una dialettica autodistruttiva in piena regola.
Solo liberandosi dai condizionamenti sociali, tornando ad agire autonomamente, la ragione potrà svolgersi in modo compiuto. In altre parole, solo ritornando a quella che lo studioso denomina “ragione oggettiva”, alla forza che determina il mondo a cui l’uomo deve conformarsi – nozione che va a braccetto con idealisti come Platone e Hegel – potremo veramente tornare ad una società priva di ingiustizie. Questo elemento decisivo è frutto di un’attenta riflessione intorno all’enigma del consenso che rese possibile il nazismo, mistero che troverebbe la sua risoluzione nel fatto che non la ragione, ma il suo utilizzo strumentale per dominare la società, andando a manipolare i processi interiori delle persone che la costituiscono, ha reso possibile un simile fenomeno. E proprio qui entrerebbero in gioco le innovazioni tecnologiche, i media, la radio, la televisione, ree di essersi prestate a veicolare il fallimento dell’Occidente.
Di qui anche la critica di Horkheimer alla scienza moderna, di tipo fisico-matematico, dalla quale è conseguita la strabiliante e accelerata tecnicizzazione del mondo nell’arco del Novecento.
Questo, schematizzato fino al midollo (con buona pace dei libri di testo), è quanto c’è da sapere su Max Horkheimer.
E se qualcosa ancora non vi fosse chiaro… fatecelo sapere con un commento!
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